Energicamente sollecitato dal direttore di IMG Press a mettere per iscritto l’omelia sulla prima lettura della messa di ieri, cerco di articolare qualcosa che possa servire alla riflessione (tardiva) sul brano del profeta Amos 8, 4-7 (che trascrivo per comodità dei lettori).
E.S.
Il Signore mi disse: «Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l’efa e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano”». Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
La prima reazione che questo brano provoca in me, dopo aver accolto l’invito ad “ascoltare” (cioè a prestare attenzione con il cuore) è lo sdegno di fronte alla pietà ipocrita dei benpensanti e (perché no?) degli atei devoti, o meglio dei “praticanti” non credenti.
Amos, profeta dalla denuncia violenta, deplora pesantemente coloro che scrupolosamente osservano i tempi sacri durante i quali (novilunio e sabato…) non è permesso trarre profitto dalle attività commerciali, per poi commettere ingiustizie contro il prossimo, attraverso un sistema collaudato di truffe.
A queste attività apparentemente oneste (ma in realtà immorali) il profeta contrappone il paese abitato da “umili” che così facendo vengono sterminati. Il contrasto è più che mai evidente e attuale, perché sotto mentite spoglie oggi si ragiona in questi termini. Si assiste a vari cartelli del potere socio-economico-politico-religioso che, trasversalmente associati, incombono sui più deboli e continuano a lottizzare tutti gli ambiti della vita comune per portare avanti i propri affari. I poveri si calpestano in tanti modi. Il primo è quello della subdola strumentalizzazione del loro stato di indigenza per fare sopravvivere i vari organismi di intervento sociale e umanitario.
Penso che da parecchi anni la nostra città è in balia di “spartizioni miracolose” decise in alto per mantenere il “controllo” generalizzato delle cose e degli uomini. Così i potenti pervadono e invadono ogni realtà. Mi sorge sempre un dubbio: non so se certi politici abbiano imparato dalla criminalità o se quest’ultima sia stata a scuola di certa classe politica… Entrambi impegnati ad affinare lo stile con cui si controlla il territorio e quindi le persone. Ci sarebbe da fare uno studio scientifico sulle opportunità concrete offerte agli ultimi e di pari passo dovrebbe nascere un dossier sull’opportunismo di tanti personaggi che da vittime del sistema sono passati nella cerchia dei tiranni, con la scusa che ormai questo è l’andazzo generale. Mentre Amos ci dice che Dio non dimenticherà tutte le malefatte di chi incrementa il proprio patrimonio in modo disonesto, sarebbe bene che almeno i cristiani prendessero le distanze dall’idolatria delle ricchezze.
Ettore Sentimentale