Il Presidente del Senato, Piero Grasso, intervenendo alla presentazione di un volume della rivista Limes sulle mafie, ha fatto un lodevole intervento per inquadrare il fenomeno delinquenziale, perorando un migliore impegno della politica in merito. Oltre ai richiami per una migliore eticità pubblica, rispetto all’attuale che fomenta in parte illegalita’, ha auspicato maggiori “soldi e uomini da dedicare alla repressione, alla bonifica e alla riconquista del territorio”. Un po’ generico il nostro numero Due dello Stato italiano. Non ce ne voglia, ma ci è sembrato più un intervento da rappresentante di un altro potere dello Stato, quello giudiziale nella fattispecie. Ci saremmo aspettati un intervento da rappresentante del potere legislativo. Ma è probabile che i 43 anni che il sen.Grasso, prima di sedere nello scranno dov’è oggi, ha dedicato “alla lotta contro la mafia, alla tutela della legalità, alla difesa dei diritti fondamentali dei cittadini", lo condizionino ancora, continuando a non consentirgli di individuare che tutte le lotte alle mafie condotte fino a oggi, pur nella dedizione e nel sacrificio di tanti individui dello Stato, hanno dato risultati contrari rispetto alle aspettative. Mancanza che lo porta a reiterare i metodi usati fino ad oggi (repressione e solo repressione). Metodi che possono essere compresi se richiamati da chi, potere dello Stato (quello giudiziale), può solo applicare le leggi; ma che ci lasciano perplessi quando, chi ha il potere legislativo, non prenda in considerazione di affrontare alla radice alcune normative altamente foriere di mafia e criminalità, organizzata e minuta.
A nostro -modestissimo- avviso, ci sono tre approcci normativi che vanno radicalmente modificati, sì da levare terreno alle mafie grandi e piccole e riportare nella legalità milioni di persone:
– le leggi proibizioniste sulle droghe. Che consentono il maggior business di tutte le mafie;
– la legge proibizionista sulla prostituzione. Che consente uno dei maggiori mercati della tratta di esseri umani, controllata -a monte e a valle- da diversi tipi di mafie;
– le leggi che creano difficolta’ di accoglienza e integrazione per i disperati del Terzo e Quarto Mondo che ci chiedono di essere aiutati. E che, nell’attuale situazione, sono una importante “forza-lavoro” per mafie di tutti i tipi, incluse quelle del lavoro. Porgiamo questa nostra riflessione al presidente Grasso, che ci è sembrato disattento e generico, perchè la valuti nell’esercizio del suo potere legislativo.
Qui un lancio in merito dell’agenzia Il Velino:
"Finche’ la mafia esiste, bisogna parlarne, discuterne, reagire". E’ quanto sostiene il presidente del Senato, Piero Grasso, che ha partecipato a Palazzo Madama alla presentazione del volume di Limes dal titolo "Il circuito delle mafie". Secondo Grasso "per contrastare la mafia è indispensabile avere la percezione esatta della sua pericolosita’ e questa coscienza si ha soltanto se si cerca di comprendere appieno il fenomeno e le sue ragioni sociali, culturali, economiche". La seconda carica dello Stato ricorda i suoi "43 anni di vita professionale dedicati alla lotta contro la mafia, alla tutela della legalita’, alla difesa dei diritti fondamentali dei cittadini". "Oggi come politico e come presidente del Senato – rileva – sono fermamente convinto che il futuro delle mafie dipende dall’impegno della politica e che il futuro del Paese dipende dalla capacita’ che avremo di sanare un vuoto profondo di cui la politica soffre verso i cittadini, di comprensione, rappresentativita’ e di legittimazione etica". Questo "l’impegno" e "la speranza" dell’ex magistrato secondo cui "la mafia si puo’ e si deve sconfiggere. Questa deve essere la nostra comune convinzione".
"Per sconfiggerle servono risorse materiali, rafforzamento istituzioni e miglioramento etica" Per farlo pero’ "occorrono una serie di strumenti": "In primo luogo risorse materiali", spiega Grasso, ovvero "soldi e uomini da dedicare alla repressione, alla bonifica e alla riconquista del territorio". "Poi, soprattutto, bisogna rafforzare le istituzioni adattando la normativa anche a tutti i fenomeni connessi alla mafia – chiarisce -. La mafia attecchisce laddove lo Stato è debole e non è in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini". Esiste poi "la questione etica, che oggi più che mai appare centrale. La crisi della legalità è innanzitutto una crisi dell’etica pubblica e privata: nasce infatti dal radicamento, e prima ancora dall’accettazione sociale, di comportamenti quali la corruzione, il lavoro nero, l’evasione e l’elusione fiscale, l’economia sommersa" conclude il presidente del Senato.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc