La Chiesa tende da sempre la mano ai migranti

Quale Pastore e Vescovo di questa amata terra, a nome della comunità diocesana, rinnovo la profonda vicinanza e la viva solidarietà ai giovani immigrati, accolti nella nostra Città e ospitati presso la struttura universitaria del PalaNebiolo, che ho potuto visitare lo scorso giovedì, 7 novembre. Ho trovato inopportuno, perché privo di fondamento, il titolo dell’articolo della Gazzetta del Sud “La Chiesa adesso tende la mano ai migranti”, apparso venerdì 8 novembre u.s., a pag. 27. A tal proposito, desidero ricordare che da più di trent’anni, da quando è iniziata la presenza di fratelli e sorelle nel nostro territorio provenienti da altri Paesi, attraverso gli Uffici pastorali “Migrantes” e “Caritas”, la Chiesa di Messina è stata tra le poche Istituzioni che ha accolto e sostenuto in diversi modi tali presenze divenute ogni anno sempre più numerose. La sua attenzione verso il mondo degli immigrati, oltre l’aiuto quotidiano e concreto per venire incontro alle loro necessità, è stata sempre accompagnata dal prezioso e delicato lavoro di sensibilizzazione e di educazione della comunità civile ed ecclesiale all’accoglienza e al rispetto delle loro culture e delle loro fedi religiose, nella prospettiva di un percorso di vera inclusione e cittadinanza. L’interesse della Chiesa e della comunità cristiana verso i migranti non comincia “adesso” e non è legato ad una situazione drammatica e contingente, ma è atteggiamento e stile di vita, è espressione di genuina carità e di una fede che vede e riconosce in ogni uomo un fratello da accogliere e amare. In merito alla presenza dei giovani immigrati presso il PalaNebiolo, devo ricordare che fin dall’inizio non è mancata la presenza e l’impegno concreto di Mons. Vincenzo D’Arrigo e della comunità parrocchiale sul cui territorio ricade la struttura, di numerosi operatori pastorali e della Caritas, tutte espressioni della presenza e del servizio della Chiesa di Messina e del suo Vescovo. Mi auguro, infine, che la stampa, continui a tenere alta l’attenzione sul fenomeno migratorio: occorre denunciare il modello culturale e soprattutto l’atteggiamento politico, regionale, nazionale ed europeo, che non sempre riconosce alle persone “il diritto di avere diritti”, che non rispetta e tutela la dignità umana di milioni di migranti, evitando di giudicare e legiferare tramite i soli criteri di diversità, di difesa, di paura, di discriminazione, di interessi economici, ecc. Occorre, soprattutto, pensare ad una legge organica sul diritto d’asilo, lavorare per un sistema d’accoglienza adeguato ai nuovi flussi migratori e rivedere le normative italiane sull’immigrazione, offrendo nuove opportunità per tutelare il diritto al lavoro, alla ricomposizione familiare e alla piena cittadinanza.

Arcivescovo Calogero La Piana