La Sicilia è l’unica regione italiana che detiene il triste primato della … “maglia nera” nel campo dell’istruzione non essendo riuscita, nemmeno nel corso di quest’ultima legislatura regionale, a colmare la grave lacuna riguardante la legge sul Diritto allo studio (eccezion fatta per l’ambito universitario). Solo la regione Calabria ci affiancava in questo triste, non invidiabile primato rimediando, comunque, nel 1985 a varare la suddetta importante legge … E dire, fra l’altro, che l’arma migliore per combattere e sconfiggere la mafia consiste nel creare fra i giovani una vera coscienza civile e democratica che solo la scuola (oltre, ovviamente, la famiglia) può dare. Un po’ di attenzione in più quindi nei riguardi della scuola, da parte dei nostri governanti, non guasterebbe proprio, specialmente nella nostra regione che gode di una certa “autonomia” essendo questa a statuto speciale. Ma di speciale, dalle nostre parti, non avviene proprio nulla ed, a tal proposito, ben si addice la citazione del compianto Gesualdo Bufalino riferita all’analfabetismo morale che alberga spesso nei cuori e nelle menti di molti politici siciliani e che (a mio modesto parere) si identifica, per riflesso, anche con quello di natura prettamente culturale là dove, ad esempio, si lascia la nostra regione senza uno straccio di legge sul cosiddetto Diritto allo studio. Ci si ritrova, quindi, a parlare di scuola ancora una volta ma solo in termini negativi per la nostra regione che sicuramente ne risentirà molto (dal punto di vista di crescita culturale) non potendo usufruire della suddetta legge. Ed ogni qualvolta si affrontano problemi scolastici per tentare di risolverli, sembra che in Sicilia si inceppino con facilità tutti i meccanismi, soprattutto quelli di ordine politico. Forse perché i soldi spesi per la scuola, dalle nostre parti, non creano immediati consensi elettorali come invece ne possono creare, ad esempio, gli stanziamenti elargiti per le “feste paesane”, per la realizzazione di perenni corsi professionali “fantasma” e … quant’altro! Da non dimenticare, inoltre, che secondo una mappa del “disagio scolastico” già nel 1983 un rapporto Censis a livello nazionale aveva visto concentrato in Sicilia il maggior numero delle province (sette in tutto escluse Enna e Ragusa) con doppi turni e locali inidonei, abbandoni prematuri, insuccessi scolastici, ecc.. Eppure , posso garantire che a suo tempo si era partiti con il piede giusto alla vigilia delle elezioni regionali del 1991 quando numerose e fruttuose assemblee di base si erano tenute in tutta la Sicilia per discutere e portare avanti gli interessanti contenuti del disegno legge regionale sul Diritto allo studio su iniziativa del messinese, on. Luciano Ordile allora vicepresidente dell’ A.R.S.
Appositi incontri – dibattito si tennero alla presenza di autorità ed esperti operatori scolastici del tempo, di tutti i sindaci delle nove province, di politici e di numerosi attenti cittadini i quali ultimi, si badi bene, ancora oggi (anno 2013) attendono notizie in merito a questa tanto decantata (giustamente) proposta di legge della quale ormai non ne parla più nessuno. Anche se trattasi di una iniziativa che avrebbe sicuramente contribuito tanto a far raggiungere ai siciliani quell’auspicata reale uguaglianza culturale e sociale non solo nei confronti di tutto il resto del territorio nazionale ma, sicuramente, anche della nuova Europa.
Vantaggi offerti dal “Diritto allo studio”
Secondo questa legge (tanto per citare alcuni dei suoi fondamentali aspetti) si sarebbero dovute promuovere e sostenere … attività di integrazione anche con la istituzione di insegnamenti di interesse regionale, garantendo, fra l’altro, il rispetto e lo studio del dialetto siciliano, nonché lo studio delle culture locali, con particolare tutela per le minoranze linguistiche .… Avremmo avuto l’opportunità di garantire il Diritto allo studio anche ai nostri fratelli disabili, introducendo per loro la nuova figura dell’assistente nella scuola superiore. Sarebbero state previste pure provvidenze per la fornitura gratuita di libri di testo, dei trasporti da casa a scuola e di forme integrative di assicurazione per gli alunni. Si sarebbero, altresì, attuati interventi nelle aree a rischio, rivolti al recupero ed alle prevenzioni di devianze giovanili. Non mi sembra che tutto ciò sia cosa di poco conto! Tutt’altro. Diritto allo studio avrebbe significato pure, finalmente, per tutti i Siciliani, la realizzazione pratica di quanto sancito dalla nostra Costituzione, là dove recita: < Tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua … è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che … impediscono il pieno sviluppo della persona umana … >. La scuola sarebbe così stata aperta anche agli immigrati ed ai nomadi.
Senza ”Diritto allo studio”: – Un’arma in più a favore della mafia!-
Sembra che nessuno dei responsabili della nostra regione abbia ancora recepito l’altissimo valore culturale e sociale del provvedimento in oggetto, per cui sorge spontaneo chiedersi il perché una proposta di legge di siffatta portata sia sempre stata (dal lontano 1991) “opportunamente gassata” o “affossata” che dir si voglia alla Regione Siciliana nel più assoluto, strano … mutismo. Forse a qualcuno non sarà piaciuto sapere che finalmente una buona legge avrebbe garantito <… ai capaci e meritevoli la prosecuzione degli studi, consentendo loro il raggiungimento dei più alti gradi di istruzione e preparazione professionale?> 0ppure non è andata a genio il fatto di sapere che si poteva anche in Sicilia <… promuovere e sostenere lo sviluppo della scuola materna e della fascia dell’obbligo, a tempo pieno ed a tempo prolungato, attraverso la predisposizione di strutture e di servizi adeguati?>
Orbene, questi politici hanno avuto l’opportunità (più unica che rara) di mettere in pratica, al pari di tutte le altre 19 regioni d’ Italia, quanto la Costituzione aveva già sancito a suo tempo, istituendo la legge sul “ Diritto allo studio “… A chi fa comodo alimentare, col disinteresse politico, la dispersione scolastica o le scuole a “ rischio “ nella nostra sempre martoriata Sicilia? Evidentemente una cosa è certa: non si è saputa “ sfruttare “ in maniera opportuna questa autonomia politica e la scuola siciliana aspetta ancora una doverosa risposta in merito, positiva o negativa che sia …!
Benito Corrao
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