La rivoluzione messinese dal basso cambia, anche in pubblicità. Il sindaco scalzo Renato Accorinti ha sempre più bisogno di fare comunicazione per mettere in secondo piano i problemi della città. Dai rifiuti alle mense scolastiche, dall’Atm alla riqualificazione urbana. Non c’è problema che riesce, se non a risolvere, almeno affrontare con professionalità. Le cure del sindaco scalzo sono sempre dettate da un non so che di filosofico con il risultato di peggiorare lo stato di salute – già precario – del Comune. Sarebbe il caso di rispondere alla Giunta rivoluzionaria: grazie dei sogni, ma preferivamo dei normali amministratori. Ma non esiste un movimento pro ultimi? Le vere vittime della rivoluzione dal basso sono proprio gli ultimi: dei loro diritti nessuno si interessa davvero. L’originale Renato Accorinti dove è tenuto in ostaggio? Quello che vediamo comparire in tv o leggiamo sui giornali è solo la brutta copia del pacifista di un tempo. E’ arrivato il momento di fare chiarezza perché questa farsa non è più accettabile. Un tempo dire rivoluzione significava esprimere un concetto univoco, oggi faccio la rivoluzione è un’espressione molto più ambigua. Ragione per cui le associazioni dei cittadini diventano sempre più dei marchi, che necessitano di esprimere una propria chiara identità, una propria personalità. Ecco, che arriviamo al problema: la rivoluzione dal basso di Accorinti non è carne né pesce. E’ una famiglia allargatissima dove ci sono da tutelare tanti interessi che, a furia di essere elastici, permissivi, comprensivi, generosi si arriva a mettere in bilico non solo le certezze, ma anche i veri valori rivoluzionari. E fu così che quelli degli ultimi non trovano rappresentanza. Gli ultimi chi? C’è sempre un problema con la politica, specialmente se, come accade in questo caso, è fatta diversamente bene: che il prodotto della cosiddetta rivoluzione dal basso sia in grado di mostrarsi all’altezza dei proclami.