Già, su il Giornale di ieri, ha picchiato duro Vittorio Feltri sul grave disservizio riscontrato a bordo di un Frecciarossa da Milano a Roma. Niente giornale, niente aperitivo e, soprattutto, nessun pranzo! Incredibile! Da esperto giornalista liberal capitalista ha chiarito ai lettori berlusconiani il grave significato dell’accaduto. Raccontando così di come il vanto di Trenitalia avesse acquisito sul competitore privato Italo (che, per chi non lo sapesse, non è un qualche nostro parente bensì il Tav superveloce di Luca Cordero di Montezemolo) un grande vantaggio. Non di velocità (in fin dei conti il bel Luca si fa battere solo dalla Red Bull), ma di coccole a bordo. Giornale, aperitivo e stuzzichini seguiti da un ottimo pranzo sul Frecciarossa. Niente di niente, con in più un pizzico di maleducazione da parte del personale, su Italo. Secondo le buone abitudini repubblicane vigenti tra le persone che contano, il nostro (Feltri) si era attaccato al telefono per protestare energicamente con il papà di Italo contro quella intollerabile prova di inferiorità offerta dal privato rispetto al pubblico. Montezemolo, stando sempre al racconto di Feltri, se ne fregò altamente. Niente giornali, aperitivi e succulenti pranzi. In compenso scomparsi anche dal Frecciarossa. Potenza dell’adeguamento al ribasso richiesto dal mercato (nonché dall’Europa). Non so se Brunetta presenterà una interrogazione sull’argomento. Certamente il fatto è grave. Come faranno in futuro i giornalisti come Feltri a viaggiare senza le coccole e comprensive di lauto pranzo? Concetto esteso anche a tutto l’ambiente bene e snob cui l’ex direttore si rivolge. Sottintendendo che, sia Trenitalia come pure Montezemolo, rischiano di trasformare la Tav in un calvario senza prosecco, olivette, e rollè vari. Non sia mai che il più britannico dei giornalisti italiani si riduca a viaggiare come i cittadini del Sud in carri bestiame per recarsi fino a Roma. O come gli stessi pendolari del centro-nord per andare al lavoro. Sarebbe intollerabile e, forse, vedremmo Feltri inneggiare alla rivoluzione.
Vincenzo Mannello