"Non consentiremo che le città vengano messe a ferro e fuoco". Così ragliò ieri Alfano,a nome e per conto di un governo senza legittimazione alcuna. Legale,politica e morale che sia. A lui si sono uniti i difensori del sistema partitocratico al potere, Napolitano e Letta in testa. Con la coorte mameliana di magnacci di regime formata da giornalisti pubblici e privati, sindacalisti, professoroni e prostituti vari. Tutti uniti in difesa della "costituzione repubblicana" che per loro significa privilegi e magna-magna delle caste. E, guarda caso, proprio nei giorni in cui il governo italiano intima,assieme ai magnaccioni dell’europarlamento, all’esecutivo polacco di arrendersi alla violenza dei manifestanti pro-euro. Importa poco chi siano i Forconi. Chi e se abbiano qualcuno dietro. Come non ci si deve stupire che alcuni politici (Berlusconi e Grillo), compromessi o meno con le malefatte passate e presenti, tentino di inserirsi nella protesta. Conta il fatto che sempre più italiani trovino la voglia di manifestare pubblicamente il vero malessere che ci sta portando alla fame. Indicando le precise responsabilità di quanti, sgovernando il paese, hanno svenduto l’Italia e gli italiani all’euro e alla Europa delle banche. Non sono un cosiddetto "pollo", capisco bene che Forconi ed altri sono organizzati, con disponibilità di mezzi e che godono di una qualche "accondiscendenza" ancora non chiarita. Ma questa protesta è motivata da esigenze reali e pure esistenziali. Porta in strada decine di migliaia di persone non etichettabili politicamente come estremiste e neppure come inquinate dalla mafia. È una prima fase di un sommovimento sociale di grande ampiezza. Lasciamolo maturare spontaneamente, qualcuno pensi pure di poterlo cavalcare. Mettiamoci quel che possiamo con attenzione. Una partecipazione attiva,peraltro non richiesta da parte degli organizzatori,di strutture organizzate e singole persone che propongono modelli alternativi offrirebbe ad Alfano e soci il pretesto per intervenire violentemente e militarmente. Cercano questo i paladini del regime. Ma non è ancora il momento "del ferro e del fuoco".
Vincenzo Mannello