di Roberto Gugliotta
Per una volta sembrano tutti uniti i grandi politici messinesi. Quasi fossero miracolosamente sopiti i contrasti, accantonate le beghe, dissolti i veleni, sospese le grandi manovre, rinviate senza rancori le estenuanti ricerche di patti e di alleanze. Il problema del Comune è la raccolta dei rifiuti. Udite, udite… la spazzatura torna al centro del dibattito. Torna? Il mio dilemma è proprio questo: davvero si vuol fare chiarezza su costi e contenuti per resettare il servizio, una volta per tutte? Ma non aveva provveduto alla bonifica la magistratura con una corposa inchiesta seguita da una sentenza emessa dal tribunale? Non riesco a dare una risposta. La spazzatura, le inchieste, i rapporti con Tirrenoambiente, l’Ato 3 ecc… Il caso Messinambiente provoca mal di pancia, giravolte e strani appetiti: è il tempo della presa di coscienza, il pubblico amministratore parla con voce ferma, solo a tratti tremante per la commozione, mentre la comunità ascolta compatta, attenta. L’interesse del cittadino messinese non è lettera morta: per un attimo riesce a riunificare un Consiglio comunale diviso e lacerato da settimane di sofferta maratona per colpa della Tares. Messina chiede a gran voce chiarezza sugli appalti per la raccolta dei rifiuti e di fatto mette sotto accusa la classe amministrativa e non solo quasi a voler ribadire che troppe volte, gli interessi di parte o di partito sopravanzano il respiro della comunità stessa. Mentre si aprono alla nostra intelligenza e al nostro animo interrogativi che non possono rimanere tali: è solo mafia questa, o non ha in sé anche il marchio inumano ed atroce della collusione politico – criminale? Chi ci può essere dietro a un business così importante? Non può essere solo roba di piccoli consiglieri. No, dietro a muovere le fila c’è la grande regia. Solo che nessuno oggi vuol dire chi sia il regista. Sì, il puparo dei rifiuti.