Per ovviare al guazzabuglio dei vergognosi fenomeni sopra enunciati, che gridano vendetta al cielo (Mastrapasqua ne è un fulgido esempio), e ridurre l’eccessivo e ingiustificato divario retributivo tra dirigenti e subordinati, basterebbe varare un solo articolo di legge di questo tenore:
“Chiunque nella Pubblica Amministrazione ricopra incarichi dirigenziali o di consulenza o quant’altro (in Enti pubblici o in Aziende e Società partecipate o controllate) non può percepire annualmente una somma di emolumenti (retribuzioni, onorari o altro) per un totale che superi di dieci (o quindici ?) volte lo stipendio annuo lordo del dipendente della qualifica più bassa”.
Basterebbe questa semplice norma per ridurre automaticamente il numero dei pluri-incarichi e sopratutto l’odiosa disparità retributiva oggi esistente tra i vari soggetti che a vario titolo operano nella P.A., moralizzando una situazione divenuta ormai intollerabile eticamente e insostenibile per le finanze pubbliche.
Se poi un simile provvedimento venisse introdotto anche nel comparto lavorativo privato (e nelle Fondazioni), riducendo certe esagerate e assurde retribuzioni di dirigenti, si otterrebbe un notevole risparmio per le Aziende che potrebbero così ridurre i costi di produzione e resistere meglio alla concorrenza, evitando anche tanti licenziamenti. Vedremo se, dopo tante chiacchiere inconcludenti, ci sarà un partito o un sindacato che si farà promotore di una simile iniziativa. Attendiamo fiduciosi.
Giovanni Dotti e Martino Pirone