I BALCANI DELLO STRETTO

Se i marittimi dello Stretto non riusciranno a compattarsi, in tempi brevissimi, in una lotta senza esclusione di colpi, gli armatori completeranno il progetto di deregulation e precarizzazione del settore, con i lavoratori che faranno a gara per rinunciare ai diritti e dimezzarsi i salari pur di lavorare. Dietro il cinico “no comment” del gruppo Caronte&Tourist circa la nuova società che agirà nello Stretto si cela l’ultimo atto della balcanizzazione della navigazione che attraverso la frammentazione scientifica del settore porterà al paradiso dello sfruttamento dove gli armatori si faranno concorrenza solo attraverso i tagli al costo del lavoro, alla sicurezza ed alla qualità del servizio. Si sta concretizzando quanto l’OR.S.A. denunciò con largo anticipo durante la nota “Vertenza dello Stretto”. Gli armatori uniti in una sorta di alleanza silente stanno derubricando l’area dello stretto a specchio d’acqua dove è possibile trarre il massimo profitto senza rispettare le regole. Il cinismo delle parti datoriali si conclamò con la richiesta di dimezzamento delle tabelle d’armamento all’indomani della tragedia del Segesta, mentre il sindacato rivendicava l’aumento dei livelli di sicurezza e la stabilizzazione dei lavoratori l’allora Governo Prodi cedeva alle pretese armatoriali livellando al ribasso il numero di uomini che compongono gli equipaggi e legittimando il regime di precarietà in cui ancora oggi sono costretti i marittimi che prestano servizio nello Stretto. E’ utile ricordare che in illo tempore il sindaco di Messina era azionista del gruppo Caronte&Tourist e militava nel partito di governo. Oggi siamo all’atto finale, FS annuncia la vendita di Bluferries lasciando intravedere uno scenario senza vettore pubblico di riferimento e senza accennare a clausole sociali per vincolare gli armatori subentranti al mantenimento dei livelli occupazionali, i salari sono stati livellati al ribasso e il gruppo Franza annuncia l’arrivo di una nuova società che, c’è da scommettere, sarà costituita in modo da essere libera da regole e vincoli contrattuali. Se i marittimi tutti, ferrovieri compresi, non sospenderanno per tempo la lotta fra poveri per compattarsi contro l’arroganza armatoriale, l’area dello Stretto si trasformerà in terreno di caccia per speculatori dediti al profitto estremo attraverso lo sfruttamento della forza lavoro. Con lo sciopero dei marittimi RFI in programma per il 14 marzo prossimo l’OR.S.A. inaugura una nuova stagione di lotta per compattare tutto il settore marittimo nella rivendicazione di sicurezza, diritti e dignità, saranno la qualità e la quantità della mobilitazione a decidere il futuro dei lavoratori, è veramente l’ultima possibilità per tentare di rialzare la testa prima del caos generale.

Mariano Massaro