Gli anni Ottanta non iniziarono proprio all’insegna dell’ottimismo: da una parte la natura stessa tremò sotto i piedi di tutti in Irpinia, dall’altra l’uomo stesso diede prova ancora una volta della sua tendenza alle risoluzioni violente. La mafia assassinò Gaetano Costa, i carabinieri fecero fuori 4 brigatisti a Genova, i terroristi ammazzarono il giornalista Walter Tobagi, ebbero luogo la strage di Ustica e quella di Bologna, e anche John Lennon, se mi passate lo spirito, entro la fine dell’anno non si sentiva molto bene. Dal lato degli effetti a lunga distanza, il 1980 fu anche l’anno della nascita di Canale 5, dell’elezione di Reagan e dell’arresto di Michele Sindona. L’Italia usciva dagli anni medioevali del Dopoguerra, che non avevano praticamente avuto interruzione nonostante si parlasse ormai di un trentennio e oltre, e si avviava verso la modernità, che non doveva essere necessariamente un segnale felice.
Cambiamenti che noi non potevamo vedere si susseguivano nelle case dei nostri connazionali; televisori e telefoni in tutte le case, diversi modelli di automobili, nuove mode e pettinature, di cui potevamo avere idea soltanto negli spostamenti per i processi, e di cui non avevamo assolutamente voglia di parlare al rientro in carcere.
Fu anche l’anno in cui la legge sul pentitismo passò regolarmente e divenne una delle consuetudini, e da cui la parola spia non ebbe più necessariamente solo connotazioni negative.
Il picciotto e il brigatista – Fazi editore