La stampa recentemente ci ha informato che in Italia risultano avviate 400 grandi opere, costosissime, mai completate o inutilizzate come: ospedali, scuole, carceri, caserme, aeroporti, strade, stazioni e tratte ferroviarie, centri sportivi, palestre, piscine, eccc. Fermo restando la necessità per il Governo in carica di cercare in tutti i modi di portare a compimento queste opere, anche per mettere in moto il volano dell’economia e per non depauperare ulteriormente le finanze e il patrimonio immobiliare dello Stato, sarebbe necessario varare una legge che preveda che:
Le grandi opere (cioè quelle che superano certi tetti di spesa) devono essere progettate e messe in cantiere nei primi due o al massimo tre anni dall’insediamento dei vari governi, sia nazionali che periferici, onde evitare che se le maggioranze cambiano i governi successivi si trovino a dover proseguire progetti non condivisi, ma già approvati o iniziati, per i quali si devono impegnare cospicue risorse finanziarie (il più spesso nemmeno totalmente finanziate), o peggio dover risolvere i contratti con le ditte aggiudicatrici degli appalti col pagamento di onerose penali. Andrebbe disposto inoltre che le opere non possono essere appaltate se non vi è la totale copertura finanziaria. Andrebbero vietati inoltre i sub-appalti e gli aumenti di spesa per le variazioni in corso d’opera oltre un certo limite. Andrebbero stabilite infine delle penali se le opere non venissero completate nei tempi prestabiliti. Ciò per una esigenza di correttezza istituzionale e per evitare le solite “furbate” all’italiana.
Martino Pirone e Giovanni Dotti