Nel tempo della crisi l’emergenza si abbatte solo sulla parte più debole della società: è in nome della crisi che si chiudono gli ospedali e si tagliano i salari. Se agli enti locali vengono dimezzate le risorse necessarie per i servizi sociali, per la mobilità o per l’istruzione è perché “ce lo chiede l’Europa” o perché dobbiamo “rassicurare i mercati”. Per i ricchi, nel tempo della crisi, l’emergenza non esiste: a fronte di un servizio pubblico che viene meno c’è sempre un privato prontissimo a speculare sui bisogni essenziali, aggirando vincoli costituzionali e calpestando diritti sociali. Il diritto alla salute è appaltato a cliniche private, il diritto alla mobilità consegnato a mezzi privati, il diritto all’istruzione svenduto ai centri di formazione. Un “privato” che non ha concorrenza, che sconosce il rischio di impresa e, naturalmente, del tutto privo di responsabilità sociale. Nelle città, nel tempo della crisi, lo spazio pubblico si ritira per far spazio a una scuola privata che non insegna nulla, a una clinica in cui si operano anche i pazienti sani, a un traghettatore monopolista che aumenta del 150% in tre anni il prezzo del trasporto. Si chiude la casa dello studente per dare in pasto i fuori sede al mercato immobiliare, si sopprimono i treni per costringere i pendolari siciliani a pagare i pullman di Cuffaro, si abbandonano gli immobili per regalarli ai palazzinari. Un’enorme ricchezza sociale, materiale ed immateriale, che viene espropriata ad uso e consumo dei poteri forti di questo paese e di questa città. Simbolo di questo sviluppo centrato sulla rendita e sui privilegi è il passaggio dei Tir in città: oltre 700.000 l’attraversano ogni anno, garantendo al gruppo di traghettatori incassi enormi (oltre 100 milioni di euro l’anno) di cui alla città non resta nulla, se non l’aria irrespirabile e le strade congestionate e distrutte. Adesso noi intendiamo riprenderci tutto: l’approdo di San Francesco, consegnato dall’Autorità Portuale ai privati per una cifra ridicola rispetto ai profitti che consente di accumulare; tutti i fondi derivanti dalla tassa di attraversamento (il cd “ecopass” per finanziare i servizi e la manutenzione stradale); le strade di questa città, perché non vogliamo più respirare gas cancerogeni per far arricchire un’impresa; l’autonomia politica di questo territorio dai poteri privati, che non possono più condizionare economie, progetti, assetti urbani e scelte politiche che riguardano la vita, i diritti e ed il futuro della collettività. Il Comitato STOP TIR ha convocato 3 appuntamenti (il 15 alla Casa dello Studente Occupata, alle 17, per un’Assemblea Cittadina occupata, il 23 a Piazza Cairoli alle 17.00, e Sabato 29 alle 17 a Piazza del Popolo) a cui sono VIVAMENTE invitate a partecipare tutte le forze politiche e sociali della città interessate alla costruzione del diritto al futuro di questo territorio.