Premetto “sono nato al Sud e amo il Sud: i valori, i colori, gli odori, i sapori del Sud”, così inizia Giovanni Valentini, giornalista di Repubblica, in un suo libro, “Brutti, sporchi e cattivi. I meridionali sono italiani?”, edito nel settembre 2012 da Longanesi.Non ho difficoltà a fare mia la frase di Valentini, soltanto che poi bisogna raccontare che cosa realmente è il nostro Sud, quali sono le sue debolezze, i difetti, i vizi, le colpe dei nostri “conterranei”. Certo evitando di fare facili generalizzazioni i meridionali hanno caratteristiche positive, come tanti altri popoli, però, ci sono anche ignobili bassezze e atroci infamità, che da troppo tempo conosciamo. Infatti Valentini scrive che molti sono quelli che ritengono i meridionali, “brutti, sporchi e cattivi”, per alcuni, questo è addirittura un vizio d’origine, scritto nel loro codice genetico, come una tara ereditaria, che si tramanda di generazione in generazione. Attenzione il libro di Valentini, uno dei tanti testi scritti sul meridione e potremmo scrivere: “nulla di nuovo sotto il sole”. L’analisi di Valentini, a volte spietata, sul nostro Sud, è nota e arcinota, potremmo pensarla come quel noto editore di origine siciliana, che il nostro Meridione ormai è irrecuperabile e che forse è meglio lasciarlo andare alla deriva e abbandonarlo al suo destino. Tuttavia però Valentini nonostante faccia un elenco spietato delle cose che non vanno è fiducioso, crede che il Sud si possa e si debba salvare. Anche se non sottovaluta le difficoltà di carattere storico, economico, sociale e anche culturale, che ostacolano la rinascita del Sud.
Il libro fa riferimento ai tanti numeri, ai dati, ai rapporti annuali dell’Istat, che evidenziano come effettivamente l’Italia è spaccata in due. “Nelle regioni meridionali, quasi una famiglia su quattro si trova nell’area della povertà, e lì vive il 68,2% degli italiani indigenti”. Così in pratica per l’istituto centrale di statistica, la crisi non è uguale per tutti. “Al Nord solo il 4,9% dei nuclei familiari è sotto la soglia della povertà, contro il 23% del Mezzogiorno. E particolarmente grave risulta la situazione in Basilicata, Sicilia e Calabria”.
Come si può colmare questo divario? Con quali strumenti e con quali risorse? Il Sud può e deve fare da solo o ha ancora bisogno di essere aiutato, sostenuto, assistito? Il nostro Mezzogiorno è condannato a un irreversibile declino oppure può riuscire finalmente a riscattarsi? Il Sud riuscirà a liberarsi dai veleni della criminalità organizzata? “I ‘terroni’, insomma, sono destinati a restare ‘brutti, sporchi e cattivi’ oppure sono in grado di emanciparsi per raggiungere o almeno avvicinarsi ai livelli di vita e di benessere del centro-Nord?” Sono degli interrogativi, per certi aspetti angosciosi, che gravano sul destino del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Infatti per Valentini, la “questione meridionale”, in realtà è la questione nazionale. Senza il Sud, l’Italia diventerebbe una provincia dell’Europa.
Ma i meridionali sono italiani? Fanno parte dello Stato italiano o lo sentono distante, estraneo, addirittura nemico? Sono domande che per il notista di Repubblica, trovano “un riscontro nella vasta e variegata aneddotica dei cattivi comportamenti che sul piano sociale e civile- o meglio, incivile- gli abitanti del sud sono capaci di mettere in pratica ai danni dello Stato, in un mix di inesauribile di indigenza, furbizia e fantasia. E’ la loro proverbiale ‘arte di arrangiarsi’ che, sulla base di una necessità effettiva o magari immaginaria, li spinge a inventarsi continuamente un imprevedibile campionario di soluzioni, espedienti, truffe, frodi, raggiri. Quando non si tratta di infrazioni o reati veri e propri, di attività illecite o illegali, di abusi edilizi, di evasioni o elusioni fiscali, si tratta comunque di atteggiamenti ribellistici, vagamente anarchici o comunque ostili”.
Certo qualcuno potrà dire che questi sono mali che non sono una prerogativa esclusiva dei meridionali. E’ vero, questo è un “male oscuro”che corrode l’intero Paese. Tuttavia, però, è indubbio che nel Mezzogiorno il fenomeno raggiunge il suo apice. Perché al Sud c’è una forte carenza di cultura delle regole, anche quelle più elementari, eticamente si è deboli, esiste una certa mancanza di senso civico, di rispetto di sé e degli altri. Valentini tra i tanti scandali, comincia con quello più diffuso delle pensioni d’invalidità, a questo proposito, la Puglia, pare che detenga la maglia nera dell’Imps su questa pratica. Ci sono migliaia di vertenze e di contenzioso con l’ente; solo nella città di Bari i processi pendenti si aggirano intorno alla cifra record di 60 mila. Gli ispettori dell’Imps calcolano che in Puglia c’è un imbroglione ogni 153 abitanti, contro una media nazionale di un falso bracciante ogni 611. Nel libro si accenna all’assenteismo consueto nei vari uffici pubblici e poi il sospetto dei soliti lavoratori forestali che sono sospettati di appiccare gli incendi nei boschi per poi spegnerli e giustificare così i loro salari. E ancora la Sicilia che spende otto volte di più della Lombardia per il proprio personale. Come si può definire tutto questo? Assistenzialismo, clientelismo, parassitismo? Qualcuno la considera una forma di welfare perversa:“una degenerazione dello Stato sociale che elargisce falsi posti di lavoro, false pensioni, false invalidità a spese della collettività?” Purtroppo questo è un malcostume diffuso che, dietro l’alibi della disoccupazione, della miseria, della necessità, e magari in nome del voto di scambio, dispensa favori a destra e a sinistra in un rapporto di complicità reciproca, sostenendo così un sistema di potere corrotto, danneggiando i cittadini onesti. Il libro di Valentini fa riferimento all’acceso dibattito messo in moto, da qualche decennio, dai cosiddetti revisionisti in merito alla “conquista del Sud” delle camice rosse garibaldine sotto l’egida di Cavour e Vittorio Emanuele II di Savoia, che hanno annesso con la forza il Regno delle Due Sicilie. E’ nata qui nasce la “questione meridionale”, intesa come divaricazione economica e sociale fra le “due Italie”. Valentini che è pugliese cita naturalmente il libro del suo conterraneo Pino Aprile, “Terroni”, che ha un eloquente sottotitolo: “Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali”. Il libro di Aprile ha avuto un grande successo perché ha toccato un nervo scoperto, così ha alimentato un “nuovo meridionalismo non solo meridionale” con uno spirito rivendicazionista il suo Terroni esordisce senza mezzi termini: “io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto”. Ma fa riferimento anche a “Il Sangue del Sud”, di Giordano Bruno Guerri, e a “Terronismo” di Marco Demarco, che tra l’altro cerca di superare una logica di contrapposizione che certamente non giova a nessuno. Ma soprattutto secondo Valentini non si può giustificare l’attuale desertificazione socioeconomica del Sud, dando la colpa ai “piemontesi” (il Nord) che 150 anni fa hanno occupato e depredato il Sud. Pertanto, conclude Valentini,“i conti fra Nord e Sud, allora, si possono anche regolare sul piano storico, ma ormai non ha più senso pretendere di regolarli su quello politico, economico e sociale”.
DOMENICO BONVEGNA
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