UN PIANO REGOLATORE SOVRACOMUNALE PER I SERVIZI SOCIALI, LA PROPOSTA CISL

Aumenta l’indice della speranza di vita, ma nel sentire comune aumenta anche la prospettiva di una vita senza speranza. Amaro ma reale il grido di disperazione che i pensionati della Cisl lanciano da Palazzo Cagnone a Francavilla di Sicilia, sede di un confronto-dibattito sullo Stato sociale e sugli effetti della crisi nel sistema di welfare. A soffrire maggiormente sono le comunità locali, soprattutto quelle più piccole. E la provincia di Messina, in particolare, con i suoi numerosi e piccoli comuni, è una di quelle che sta risentendo maggiormente il taglio dei trasferimenti nazionali e regionali. Nella sua relazione introduttiva, il segretario generale della Fnp Cisl Bruno Zecchetto, ha evidenziato l’incidenza della crisi economica sulla riduzione delle tutele sociali, specialmente su giovani e anziani. “Ai quali sono stati tranciati brutalmente speranze e illusioni”, ha detto Zecchetto per il quale è necessario “costruire un’economia più equa per tutti in una nuova società, solidaristica e sussidiaria”. La testimonianza degli Enti locali è stata portata dal sindaco di Francavilla, Lino Monea, che ha ricordato come “siano finiti i tempi delle vacche grasse o, forse, è meglio dire dello spreco di risorse e della cattiva gestione. Se ci fosse stata maggiore attenzione – ha detto Monea – non saremmo in questa situazione di difficoltà con gli Enti locali costretti a fare delle scelte dolorose. La società tende ad invecchiare e i giovani, alle prese con carenze occupazionali e strutturali, tendono a lasciare le piccole realtà. Chi rimane lo fa a carico di quegli anziani che non ce la fanno più a sostenere esigenze familiari sempre più pressanti. A Francavilla stiamo lottando per mantenere i servizi sociali essenziali, con rimodulazioni e tagli che vanno nella direzione di eliminare spese superflue per mantenere servizi fondamentalei come l’assistenza domiciliare agli anziani e la mensa scolastica”.
L’intervento del prof. Michele Limosani, ordinario di politica economica all’Università di Messina, ha tracciato quello che dovrà essere il percorso per salvaguardare lo Stato sociale. “I vincoli alla spesa – ha ricordato – impongono una riflessione su come è organizzato il welfare. Da un lato vediamo i tentativi dei Governi di rendere sostenibile la finanza pubblica attraverso la razionalizzazione delle spese mentre dall’altra parte si registra un continuo aumento dei bisogni e delle esigenze. Credo che così come è strutturato adesso il Welfare nel paese non sia sostenibile”. E allora cosa fare? “I territori – ha sostenuto Limosani – devono ripensare al modo in cui creare sviluppo, opportunità e lavoro. Non possiamo più aspettare e sperare nella generosità della spesa pubblica, bisogna utilizzare il patrimonio e i valori che si possiedono. A soffrire sono i piccoli comuni e i sindaci che sono sotto pressione. La parola d’ordine è: ‘non rimanere soli’. Da soli significa scegliere la politica del sottosviluppo e del suicidio economico, sociale e politico. Bisogna stare assieme, trovare le ragioni per stare assieme, puntare sulle potenzialità e i valori del territorio”.
“C’è bisogno di una spesa sociale nuova e valorizzare e vendere le opportunità del nostro territorio per produrre ricchezza e redistribuirla – ha detto il segretario generale della Cisl di Messina, Tonino Genovese –. Invece sembra che si continui a programmare con la testa nelle urne. L’esempio sono i 50 milioni di euro da spendere per i cantieri di servizio in Sicilia che rappresentano certamente ossigeno per tre mesi, ma perché non spenderli in maniera strutturale per dare occupazione per i prossimi vent’anni?”.
Genovese ha puntato i fari sulla spesa per il sociale in provincia di Messina. “Tra Comuni, Regione e Asp spendiamo circa 150 milioni di euro l’anno – ha detto – è una spesa straordinaria se la concentrassimo dove c’è realmente bisogno. Invece, viene polverizzata e non serve a dare assistenza ma alimenta un sistema che non serve a chi ha bisogno di assistenza. Gli sprechi sono tanti, ma perché non si punta a eliminarli utilizzando le risorse in maniera sovracomunale. Non si può continuare a immaginare che in ogni comune vi debba essere tutto e ogni due chilometri vi sia lo stesso ragionamento. Così, alla fine, non si ha nulla. La spinta per le aggregazioni di territori non vuole mortificare le specificità del territorio, ma è il tentativo di razionalizzare e investire le risorse in maniera produttiva. Perché non pensare a un Piano regolatore sovracomunale che organizzi la spesa e i servizi sociali in comuni limitrofi e vicini?”.
“Sugli anziani c’è poca attenzione – ha denunciato Alfio Giulio, segretario regionale della Fnp Cisl – Si parla di giovani e di sviluppo e gli anziani sono i primi ad essere interessati perché i giovani sono i nostri figli e i nostri nipoti. Non si può, quindi, spaccare in due le generazioni, non aiuta ne al benessere ne a costruire una società migliore. Al Presidente Crocetta abbiamo chiesto di farsi carico di una vera legge di riforma del sistema dei servizi sociali perché i comuni sono allo stremo e a pagarne le conseguenze sono le fasce più deboli”.