di Roberto Gugliotta
E’ vero che il sindaco di una città in lotta per non fallire ha il dovere di accentrare su di sè qualunque attenzione o polemica per preservarne la Giunta. Ma il dubbio è che Renato Accorinti abbia preso troppo sul serio il compito.
Messina, una città di provincia guidata da una classe politica che si atteggia a leader in grado di trovare le soluzioni ai problemi che da anni essi stessi hanno determinato grazie alla loro grande incompentenza. La sfortuna dei cittadini di Messina è purtroppo quella di essere governata dopo la prima repubblica da politici, sia di sinistra che di destra, privi di valori morali e che in ogni “operazione politica” non hanno perseguito il bene comune come obiettivo principale, ma hanno invece perseguito il profitto individuale o del gruppo politico di appartenenza.
La città è stata scientificamente saccheggiata e svuotata, privandola di quelle risorse necessarie alla quotidianità. Oggi a distanza di anni e anni di continue “operazioni politiche” i risultati sono sotto gli occhi di tutti, il disastro economico e sociale incombe a danno delle tasche di tutti i cittadini di Messina, meno che della casta di politici messinesi che con le loro “operazioni politiche” dalle cooperative, speculazioni edilizie, gestione servizi sociali, ecc., hanno cambiato la loro vita e quella dei loro amici. Questa casta si è comportata come gli usurai si comportano nei confronti delle loro vittime, indebitandole a più non posso al fine di sottrarre loro tutti gli averi. La sociologia ci insegna che i figli hanno quali modelli i genitori e questa classe di avventuri politici ha ripreso ed ereditato i comportamenti dei loro genitori. Essi hanno fatto le loro fortune facendo gli usurai. I figli di questi genitori usurai, si atteggiano a politici di spessore e di cultura, dimenticando che le loro fortune sono state realizzate sulle sofferenze delle vittime che nel tempo sono incappate nelle loro ragnatele. Queste caratteristiche genetiche di “cula rinisciuti” hanno fatto sì che questi politici non operino da politici nella più alta concezione morale, ma da improvvisati amministratori della cosa pubblica e a causa di questa improvvisazione i danni sono sotto gli occhi di tutti. Le altre caratteristiche che contraddistinguono questi pseudo politici sono: il delirio di onnipotenza, l’ostinazione, la falsità e la presunzione. Con tutte queste caratteristiche i politici da strapazzo che amministrano Messina hanno distrutto i servizi sociali, le strade, le aziende pubbliche, il commercio, la sanità. Il segreto della Rivoluzione dal basso? Non c’è o se c’è non lo conosco. Il fuggi fuggi generale che ha pesantemente caratterizzato ogni puntuale disputa con la Prefettura è stato però solo l’ultimo di una lunga serie di indizi. Sembra che il sindaco No Dialogo si sia ormai convinto di essere solo un eterno trampolino di se stesso. Ogni disputa è una preparazione per l’altra, ogni litigio è dunque legittimo: si fuggono le difficoltà di oggi per poter essere pronti a quelle di domani. Piccoli amministratori e giovani rivoluzionari rampanti fanno dei debiti, dei servizi sociali, dell’Atm, della raccolta dei rifiuti la scientificità della loro… azione politica. Hanno tutti una tabella nascosta da rispettare in base alla quale è umano non rispettare gli impegni. La sensazione è che da questo punto di vista la rivoluzione dal basso sia stato un pessimo esempio. O comunque un esempio non capito, male interpretato. Non a caso prima di essere il primo dei nuovi amministratori, Accorinti è stato soprattutto l’ultimo dei vecchi mestieranti della politica locale. Se Re Mida con il suo tocco trasformava in oro ogni cosa che toccava, i politici da strapazzo di Messina trasformano in debiti per cittadini tutto quello che amministrano, scaricando sulla collettività tutte le conseguenze e non assumendosene come previsto dalla legge le conseguenze.