Il grande dibattito sul tema delle partecipate che ha caratterizzato gli ultimi mesi dell’agenda politica dell’amministrazione comunale, ha riproposto con forza il tema del cambiamento in quelle che sono aziende ormai decotte, tormentate da inchieste giudiziarie e che non trovano ancora una via maestra per riprendersi dalla crisi profonda determinata da gestioni passate poco oculate. L’arrivo di manager di provata esperienza e soprattutto slegati dal contesto territoriale ha convinto quasi tutta l’opinione pubblica che la strada intrapresa sia quella giusta.
Nella fattispecie, l’arrivo del nuovo Direttore Generale all’A.T.M., ha rafforzato quella che sembra essere la linea dell’amministrazione per il mantenimento “pubblico” di uno dei fardelli più pesanti del bilancio comunale. Chiunque, al posto della nuova amministrazione, probabilmente avrebbe tentato di disfarsi di un carrozzone carico di debiti mandandolo in liquidazione e dando vita ad un altro probabile pachiderma, ingestibile e mangiasoldi, mettendo a rischio non solo l’assetto societario ma il consi-stente carico di dipendenti e relative famiglie.
L’amministrazione Accorinti ha invece deciso di fare esattamente il contrario sfidando le oggettive difficoltà di un’impresa, difficile da portare a compimento ma certamente esaltante e di tutto questo gli va dato atto.
Non sfuggirà agli attenti osservatori che già con alcune manovre, assestate dal commissario straordinario all’inizio del suo mandato, qualche casella del puzzle ATM ha cominciato ad incastrarsi producendo qualche risultato flebile ma importante e nonostante le resistenze al cambiamento, messe in atto da soggetti diversi, in quello che è il core-businnes di un azienda trasporti ovvero i km prodotti.
A guardare i report dei guasti e dei relativi rientri dei mezzi in officina, sia gommati che tramviari, preferiamo pensare alla sfortuna nera che perseguitava il pulcino Calimero piuttosto che ad una strategia pianificata per delegittimare chi ha tentato di imprimere una “virata”, toccando evidente-mente nervi scoperti.
A conferma di questa tesi si potrebbero citare i numerosi ed immotivati attacchi a chi ha tentato di gestire questo cambiamento anche nelle cose più semplici come ad esempio il progetto “pedibus” o il progetto “andiamo a scuola in TPL” senza dimenticare il tentativo di attribuire ruoli di responsabilità “per competenza e non per appartenenza”.
Non ci lasceremo mai tentare dall’idea di parlare di boicottaggio, faremmo peccato solo “ a pensar male ”, propendiamo invece alla positività pensando che certe reazioni sono la conferma che forse questa è veramente la volta giusta!
La collaborazione tra le due città metropolitane di Messina e Torino con l’acquisizione indiretta del know-how della GTT, azienda torinese, leader del settore della mobilità urbana, ricercata con grande sagacia dall’assessore Gaetano Cacciola, rappresenta lo stimolo ottimale per una città che ha necessità di dotarsi di un vero servizio di trasporto pubblico integrato per alleggerire il carico di traffico veicolare che coinvolge l’intera città da nord a sud.
Ogni cambiamento però deve essere accompagnato da un cambiamento culturale che non importa se proviene dall’alto o dal basso, da destra o da sinistra!
L’Azienda Trasporti Municipalizzata deve riconquistare la fiducia dei suoi utenti tornando a garantire i suoi servizi ed i messinesi debbono ritornare ad utilizzare il mezzo pubblico…. possibilmente pagandolo.
La nota dolente infatti è che nel mentre si tenta in tutti i modi di salvare dal collasso l’azienda, mentre si investono energie per pensare ad un servizio adeguato alle necessità della città, nessuno si preoccupa di quello che è un fenomeno accertato e che non si può definire genericamente “portoghesismo”; un fenomeno tutto nostrano che si potrebbe definire “MESSINESITUDINE” e che porta larghe fette della cittadinanza a servirsi inopinatamente dei mezzi pubblici, spesso senza pagare, salvo poi lamentarsene per la scadente qualità.
Una città che deve cambiare ha bisogno di essere rieducata all’uso del servizio pubblico e questo lo si può fare solo apportando delle sostanziali modifiche al sistema dei controlli a bordo dei mezzi pubblici reintroducendo le squadre di controllo volante su autobus e tram.
“ Salire su un tram affollato in pieno giorno e non vedere NESSUNO obliterare il biglietto provoca sensazioni cha vanno dallo sgomento alla rabbia! Provare per credere! “
Allo stesso modo fa impressione notare che su una pianta organica di oltre 570 dipendenti non ci siano VERI responsabili del controllo di tale disservizio.
Bisogna urgentemente revisionare e sfoltire, laddove possibile, un incancrenito organigramma e ridisegnare la “piramide” delle responsabilità interne all’azienda affinché sia chiaro chi fa cosa e chi controlla chi.
La responsabilità affidata ai dipendenti non sia più sinonimo di incremento stipendiale ma di ricerca di assetti nuovi e qualitativi per ridare dignità e merito al lavoro.
Il consigliere comunale
Antonino Carreri