di Nicola Currò
A un anno dalle elezioni che lo hanno incoronato sindaco di Messina, Renato Accorinti decide di ritornare su uno degli argomenti che più gli stanno a cuore. La storia pre-politica del "sindaco scalzo" è impregnata di attivismo sociale in campo umanitario, sintetizzato dallo slogan "free Tibet", e anche in campo ambientale con la storica battaglia del "No al Ponte" condotta a suon di magliette vendute in città senza mai rilasciare una sola ricevuta.
Tipico esempio di particolarizzazione delle realtà, con un simbolo assurto a totalità dell’esistenza, la battaglia contro la costruzione del Ponte ha fatto la fortuna di Accorinti, tant’è che oggi egli gode i frutti di tanto impegno a favore della propria comunità. Non è mai importato a nessuno, tanto meno ad Accorinti, il fatto che per anni la città si sia trovata immersa dai rifiuti, che pericolose discariche, mai messe in sicurezza, incombono ancora minacciose sulle teste dei Messinesi o che lo scempio del porto di Tremestieri probabilmente non troverà soluzione definitiva nonostante il prezzo pagato dalla città in termini ambientali e in termini economici considerato che il costo iniziale previsto per la realizzazione dell’opera, in costruzione da svariati anni, sia spropositatamente lievitato.
La città è sempre più isolata e i Messinesi, nello scacchiere mondiale, paiono sempre più simili a una ridotta indiana con la politica che in tema di infrastrutture dedicate alla mobilità dei cittadini non riesce a trovare soluzioni che risultino in grado di posizionare Messina nel XXI secolo, anzi le ultime scelte dell’amministrazione sembrano orientate a favorire un sempre maggior isolazionismo.
E’ in questo scenario che Accorinti ha deciso di ritornare sulla sua battaglia "No Ponte" e spiegare i veri motivi che lo hanno spinto a opporsi alla costruzione della infrastruttura. In una breve dichiarazione rilasciata alla stampa locale, Accorinti pare abbia affermato: «L’ordinanza contro lo sbarco diurno dei mezzi trasportati dalla Cartour, come ho già detto, l’ho firmata perché non voglio essere costretto a partecipare al funerale di qualcuno investito da un tir e poi dover dire: "Managgia se c’avessi pensato prima…". Ecco allo stesso modo mi sono opposto alla costruzione del Ponte perché ho voluto evitare quanto è accaduto per colpa del Golden Gate Bridge». Cioè? «Ho voluto evitare che, una volta eletto sindaco, 1.400 Messinesi scegliessero il Ponte per andare a suicidarsi. Chi l’avrebbe avuto il tempo di partecipare a tutti quei funerali!».