Continuiamo ad assistere nostro malgrado all’interminabile carrellata di promesse di assunzione a tempo indeterminato all’Amam che l’amministrazione comunale sfodera a ogni vertenza, come se la funzione della partecipata fosse solo questa e non anche e soprattutto il suo funzionamento. Non è la giusta tutela per chi perde il posto di lavoro che si vuole contestare, quanto invece il colpevole disinteresse che chi governa la città ostenta da tempo verso quell’ente che, oltre a offrire servizi indispensabili, è anche quel fondamentale strumento per la lotta all’evasione fiscale. A parte i proclami e i sempre disattesi impegni la giunta Accorinti non ha mosso un dito per restituire la giusta funzionalità alla partecipata che, come sa bene l’assessore Signorino, tra consulenze ed esternalizzazioni si regge ormai da anni solo grazie all’impegno dei dipendenti che svolgono mansioni diverse e superiori, sopperendo così ad ogni pensionamento ed emergenza. In questo contesto è chiaro che la pianta organica del 19.11.2010 è oggi uno strumento non solo inattuale ma anche perlopiù disatteso. A questi lavoratori però nessuna risposta è stata data e quando hanno legittimamente chiesto di essere inquadrati per le loro mansioni, attraverso un concorso a titoli, è stato detto loro che era impossibile perché in contrasto con le norme del pubblico impiego, e cioè concorsi non solo interni e costo del lavoro bloccato all’anno precedente. Questa stretta osservanza della normativa sembra tuttavia valere solo per i dipendenti Amam dato che, mentre l’amministrazione comunale ed i vertici aziendali asserivano queste certezze, nelle altre partecipate si procedeva agli avanzamenti di carriera, nell’ente si bandiva un concorso interno per un dirigente tecnico motivandolo però contraddittoriamente con l’assenza del dirigente amministrativo e Palazzo Zanca, procedendo per i suoi dipendenti nella contrattazione su questi stessi argomenti, annunciava inoltre ripetuti trasferimenti dalle società. I dipendenti Amam quindi trattati peggio degli altri, nonostante loro possano far valere una regolare assunzione avvenuta tramite concorso pubblico. Ma se l’Amam che è pur sempre una società per azioni deve sottostare ai limiti imposti dalla norma per le società controllate dall’ente locale, la differenza di trattamento dei suoi dipendenti sin qui adottata è illegittima e l’azione dell’amministrazione comunale del tutto irregolare. La Legge di stabilità del 2014 rende gli enti locali responsabili dei risultati delle partecipate e mira ad evitare che questi lascino le società in perdita, costringendoli ad accantonare a bilancio, con effetti anche sul patto di stabilità interno, una somma proporzionale alle loro perdite. Il principio che insomma guida la legge è la sana gestione che deve caratterizzare l’attività di tutti i soggetti partecipati dagli enti locali che gestiscono servizi pubblici. Il rispetto dei pareggi di bilancio e della quota del 50% del rapporto tra spesa del personale e spesa corrente sono quindi obbligatori già da quest’anno, e le conseguenze per le violazioni interessano, come sa bene Palazzo Zanca, le assunzioni, il salario, ma anche le consulenze ,in un quadro organico che non può riguardare una sola azienda ma l’intero sistema.
Il Comune di Messina è chiamato obbligatoriamente a definire specifici piani industriali per le proprie partecipate per riorganizzare le attività esternalizzate e per favorire il risanamento, e sulla base di ciò le società devono verificare gli eventuali esuberi di personale. Dopo aver svolto questo lavoro gli enti locali devono adottare degli atti di indirizzo volti a favorire, prima di avviare nuove procedure di reclutamento di risorse umane da parte delle partecipate, l’acquisizione di personale mediante le nuove procedure di mobilità tra società. Procedere alla riallocazione totale o parziale del personale in eccedenza nell’ambito della stessa società mediante ricorso a forme flessibili di gestione del tempo di lavoro, ovvero presso altre società da esso controllate, mediante la nuova disciplina della mobilità tra società, ma anche, previo accordo con i sindacati, presso altre società dello stesso tipo. In gioco come si comprenderà bene vi sono quindi due poste ugualmente importanti, che sono la tutela occupazionale per i lavoratori ed il funzionamento e la salvaguardia della partecipata, da attuare attraverso l’obbligatorio risanamento economico. Una disinvolta azione di distribuzione del personale, come quella azzardata dall’amministrazione comunale, potrebbe alla fine pregiudicare entrambi, perché in contrasto con la procedura e perché farebbe saltare i vincoli tassativamente imposti. Se per effetto dell’ultima manovra l’Amam è chiamata a pagare al Comune di Messina già un importo di oltre 5 mln, sottraendoli al suo risicato bilancio, nella quale sono presenti un buona parte di somme esigibili solo virtualmente, è chiaro che un ulteriore appesantimento del personale, effettuato senza alcun risanamento, e soprattutto senza la precisa individuazione delle nuove entrate, farebbe venir meno il mantenimento del rapporto del 50%. Non comprendiamo quale manovra abbia dettato l’urgenza di allocare i lavoratori dell’Ato3 presso l’Amam. In tutti i comuni della Sicilia i loro colleghi sono transitati, così come prevede l’accordo tra la Regione Siciliana e le Organizzazioni Sindacali dello scorso 6 agosto 2013, nelle altre società affidatarie del servizio rifiuti, attraverso l’inserimento in un bacino temporaneo, appositamente individuato e creato per superare l’ostacolo del mancato espletamento di concorsi pubblici. La loro riallocazione presso Messinambiente sarebbe quindi non solo in linea con l’accordo, ma lascerebbe invariata la posta in bilancio per il personale che, invece, in Amam subirebbe una logica alterazione, senza peraltro che questa abbia la possibilità di ricevere alcun corrispondente trasferimento economico. Il problema per questi lavoratori è già stato sollevato in Sicilia dall’Avvocatura dello Stato ed è evidente che una ennesima forzatura in tal senso potrebbe alla fine arrecare loro danni gravissimi, non solo rendendo nulla la loro assunzione ma, addirittura, escludendoli dal bacino temporaneo che è, lo ricordiamo, l’unico strumento che ad oggi può garantire il loro mantenimento occupazionale. Lo ripetiamo ancora una volta, l’Amam può offrire qualche opportunità occupazionale ma non nei numeri e negli annunci di Palazzo Zanca che continua a non tener conto delle qualifiche necessarie e, soprattutto, non prima di aver definito il tassativo piano di risanamento e di riassetto organico. All’amministrazione comunale chiediamo pertanto di smetterla di improvvisare e di vendersi soluzioni azzardate. E ai vertici dell’Amam chiediamo di interrompere questi conniventi silenzi e di assolvere finalmente al loro ruolo, inquadrando il personale e definendo un progetto di risanamento e di riassetto organico, funzionale al rilancio produttivo dell’azienda. Chiediamo pertanto un immediato confronto di merito, preavvisando che, in caso contrario, interverremo presso le sedi opportune per la tutela dei lavoratori.
I Segretari Generali
FILCTEM-CGIL – Foti
FEMCA-CISL – Trimboli
UILTEC-UIL – Caruso