A vario titolo ne sono affetti in tanti, soprattutto quelli che “non mi ricordo in quale partito milito: ma è lo stesso che ha governato durante la presidenza Monti o la presidenza Renzi, oppure no?”
Perdita della memoria di chi in questi ultimi anni è stato al governo nazionale che ha impresso riduzioni sui servizi ai cittadini, chiamandoli “riforme”, minori trasferimenti agli enti locali, promettendo la riduzione delle tasse, tasse che poi hanno dovuto mettere gli enti locali come i comuni per garantire i servizi.
Martedì 25 novembre si è celebrata un’altra puntata di questa amnesia collettiva.
"Tutti" improvvisamente felici di aver realizzato “la propria idea del Piemonte”,
finalmente tutti hanno "condiviso" un documento, come aveva giustamente auspicato il Sindaco.
Ma come è possibile ciò, quando c’era chi si era accontentato dei 78 posti letto bloccati dalla proroga della Regione nell’applicazione del decreto Balduzzi (decreto 24 aprile 2013), chi lo voleva accorpato all’ASP, chi lo voleva accorpato al Neurolesi, etc.
Emblematica la posizione della consigliera Russo: a suo tempo promotrice del presidio di comunità con 20 posti letto, auspicava addirittura la creazione di nuove unità operative…
Nuove unità operative?
Ma se da tempo, anche nell’assemblea di lunedì, si è parlato della riduzione dei doppioni?
E se era così facile, perché non è stato lasciato il Piemonte com’era?
E se possono nascerne di nuove, perché non far tornare quelle che erano del presidio?
Invece di fare conferenze stampa contro l’assessore Borsellino, "i vari deputati regionali" andassero a “battere i pugni” nelle sedi romane dei propri partiti:
PD, Forza Italia, Nuovo centro destra e UDC,
“quelli” che durante il governo Monti hanno partorito il famoso e irricevibile decreto Balduzzi. Infatti, se non si modificherà questo decreto, fra 2 anni ci troveremo a dover discutere della chiusura non solo del Piemonte ma di altri presidi, per esempio lo stesso Papardo.
Prevedibile quindi, da parte dell’assessorato regionale, la bocciatura del disegno di legge per l’accorpamento del presidio Piemonte al Neurolesi, in quanto occorre verificare tutta la rete assistenziale nel suo insieme: è impensabile pensare alla nascita di nuove unità operative, se non si sa quali dovrebbero chiudere in virtù della famosa normativa.
Noi ribadiamo la necessità di difendere le strutture ospedaliere di Messina, PO Piemonte in testa, almeno al livello attuale.
Per fare questo, insieme alla modifica del decreto Balduzzi e a un ripensamento dell’intera rete di assistenza dettato dall’obiettivo di garantire un servizio efficiente all’utenza e non da calcoli ragioneristici e iniqui, è necessario operare in questi due anni perché si stronchino finalmente gli sprechi, a partire dai "troppi" dirigenti, si integri il personale per l’assistenza in corsia, nella riabilitazione e nei servizi alle persone. Agli smemorati di turno auguriamo di ritrovare la memoria, suggeriamo loro di correggere i parametri non applicabili per le difficoltà del territorio e li invitiamo caldamente a non assecondare “appetiti” di varia natura sulla storica struttura della città, che va invece valorizzata.
Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Messina