A nulla sono serviti i due incontri convocati, nel mese di ottobre, dal Sindaco di Messina con i vertici del Teatro Vittorio Emanuele ed i suoi lavoratori precari. Il primo con i tecnici e le sarte, il secondo con i professori d’orchestra ed i loro legali, non sono stati propedeutici ad apportare modifiche sostanziali, da parte del C.d.A. del Vittorio Emanuele, alla redazione di un regolamento che avrebbe potuto dare riscontri occupazionali in termini di stabilità, alle tante professionalità che, in questi anni, hanno consentito produzioni e rappresentazioni artistiche di indubbio valore. In apparenza il regolamento approvato all’unanimità dai componenti il C.d.A., con delibera nr. 33 del 30 ottobre 2014, intende disciplinare i rapporti con professionisti esterni all’Ente. Di fatto butta alle ortiche i diritti e i sacrifici di tutte quelle maestranze, attraverso le tante “dubbie discrezionalità” contenute nel testo, disconoscendo i diritti fondamentali della nostra società. Infatti, “grazie” a questo regolamento, nessuno potrà più ricorrere all’intervento del tribunale per il riconoscimento di un proprio diritto, senza incorrere nella esclusione da questi albi. Un esempio: i tre lavoratori assunti di recente con un testo di contratto partorito dall’Ente come “Lettera d’incarico per prestazioni occasionali” e che come Organizzazioni Sindacali abbiamo contestato attraverso una denuncia alle autorità competenti (documento in allegato), vede, ad oggi, non ancora retribuiti i tre giorni di lavoro svolti. Quindi, in casi come questi, i tre operai non possono ricorrere al giudice, pena la cancellazione dall’albo con la conseguente certezza di non poter più lavorare. Se questo è “cambiare il Teatro dal basso”, così come l’instancabile Sindaco di Messina ripete di voler perseguire come obiettivo primario del suo mandato, allora più che dal basso al Vittorio, con questa conduzione, si è veramente caduti in basso, azzerando e calpestando ogni diritto, persino quello di chiedere ed aver riconosciuto il pagamento di un lavoro svolto, pena l’epurazione dalle liste che sembrano più di proscrizione che altro.
Cosa dire poi del primo contratto sottoposto alla firma dei professori d’orchestra, che in atto sono impegnati per lo spettacolo “I 100 anni di Charlot” . Una vera accozzaglia di leggi e regolamenti, partoriti e intrisi di quella arroganza che sta caratterizzando la conduzione di questo Ente e che tenta di mascherare incapacità gestionali ed organizzative.
Basta scorrere il testo di questo “contratto di prestazione d’opera”, per comprendere come l’Ente intenda rapportarsi con i lavoratori. Mascherare un contratto dietro quello contenente le regole di un “subordinato”, altera la realtà delle finalità per il quale è redatto.
La vera chicca di questo contratto (anche questo in allegato per giusta conoscenza), che rasenta quelli utilizzati durante il “famoso ventennio” per alcuni passi in esso contenuti, oltre a tanti altri che contesteremo nelle sedi appropriate, è l’individuazione del “progetto”. È questo l’elemento essenziale per l’affidamento di incarichi a collaboratori esterni; dovrebbe, quindi, essere specificato se il progetto corrisponde all’intera stagione ordinaria teatrale o, se la stessa, è composta da tanti piccoli “progetti” approvati e definiti di volta in volta, per aggirare l’ostacolo della tipologia di contratto in uso. Se questi atti sono le risultanze di chi, con una “Lode all’Io”, si reputa “uomo giusto nel posto giusto”, allora possiamo affermare che abbiamo individuato dove la presunzione e l’arroganza risiedono.
SLC-CGIL UILCOM-UIL FIALS
(G. Di Guardo) (A. Di Guardo) (C. Tavilla)