di Roberto Gugliotta
Fra le molte cose lette in questo riassunto di fine anno quella che probabilmente ha colpito di più i messinesi è stato il ripetuto invito al sindaco Accorinti a fare qualcosa per la disoccupazione. Ora, al di là dei pregiudizi, il professore di educazione fisica prestato alla politica è apparso sincero e, soprattutto, molto colpito dal fenomeno. Dargli torto è difficile. Oggi in questa martoriata città, a seconda delle diverse stime, si calcola che a non avere un impiego, fra quanti sono in condizioni di esercitarlo, siano in tanti, troppi per non preoccuparsi. Questo significa, assai semplicemente, che fra quanti potrebbero lavorare, produrre, incassare un salario, sono purtroppo in tanti quelli costretti a vivere a carico dei parenti. Si fanno le elezioni e qualcuno vince. Qualcuno diventa Sindaco. Vorremmo che le sue prime parole fossero un calco del motto benedettino: Ora et labora. Prega e lavora. Adesso mettiamoci a lavorare. Macché. Subito un altro iniquo balzello. Che si chiama rivoluzione dal basso. La mia amministrazione non sarà un’amministrazione qualsiasi. Sarà, farà qualcosa di nuovo. Mai visto prima. Sottinteso: vedrete che prima o poi ce lo invidieranno all’estero. E per giustificare il costo arriva persino uno studio dell’Unime, come se il gruppo che si identifica con il Magnifico Navarra non avesse di meglio da fare (legalità, trasparenza, costi, parentopoli, policlinico…). Sentiamo di aver diritto a un po’ di nuovo. Ma perché dobbiamo versare tanti tributi alla Fatuità, per ottenerlo? Per quelli che lavorano aumenta la paga, per quelli che non lavorano non succede niente.