di Emilio Fragale
Il silenzio dei vertici del PD, a livello romano, palermitano, messinese, sulla vicenda che vede tristemente coinvolto l’on. Francantonio Genovese è politicamente indegno.
Oggi non si tratta di esprimere su Francantonio Genovese un giudizio politico, più o meno positivo; non si tratta di non urtare le sensibilità di tesserati, militanti, simpatizzanti; non si tratta di far prevalere la ragion del particolare stato renziano.
Non si tratta – a ben vedere – di commentare una sentenza. Peraltro, fermo restando che le sentenze si eseguono mi sembra ampiamente superata dalla storia la mancanza della possibilità di commento.
Qui il tema è la norma.
Si tratta di comprendere come un sistema di regole, tenuto conto dei tempi di affermazione di quelle regole, possa farsi beffa della vita di uomo.
Ecco … come è possibile che a un indagato, si notifichi tre giorni addietro l’affievolimento di una misura restrittiva e dopo qualche ora l’inasprimento più tremendo? Come ancora è possibile che a giudizio incardinato si tema ancora per l’inquinamento delle prove (rectius per l’inquinamento delle prove, assunte tali, dalla c.d. accusa)?
Questo tentativo di comprensione è politicamente doveroso.
Il tacere è indegno perché si rinunzia a un sacrosanta riflessione che in nessun modo ostacola o mina o incrina il lavoro di pubblici ministeri e giudici e che in nessun modo attenta o elude o smorza il bisogno di verità sui fatti (fatti che attengono alla coerente gestione di risorse pubbliche, al sapiente investimento produttivo sulla formazione, alle corrette dinamiche di intrapresa privata a contatto con iniziativa e finalità pubblica, etc.etc.).
Tutti i cittadini sono soggetti alla legge. I magistrati – per definizione – rispondono solo alla legge.
"Oggi" una norma ci dice (ci ha rammentato) che la pronunzia della Corte di Cassazione, con cui si è respinto il ricorso dei legali dell’on. avv. Francantonio Genovese, fotografa una situazione precedente. Pertanto, siccome il Giudice che – mesi e mesi orsono – aveva disposto sulla non permanenza in carcere aveva "sbagliato" … occorre rimediare riportandolo in cella. Solo che non trattasi di sentenza nel merito della innocenza o della colpevolezza ma di sentenza sulla applicazione o meno di una misura atta ad evitare – durante il periodo di indagini – che si potessero inquinare le c.d. prove. Tuttavia, il dato viene notificato – "oggi" – a un cittadino a cui "avantieri" si era detto altro (e cioè resta a casa, non ti muovere … ma incontrati con chi vuoi).
Vi è una evidente distorsione nel sistema che neppure chi mastica di procedura penale riesce logicamente (oserei dire umanamente) a digerire. Pertanto, la vicenda assume contorni paradossali, assurdi, abnormi.
Qualcuno accecato da rancore o risentimento eccepisce che all’on. Francantonio Genovese "giustamente" è stato riservato lo stesso trattamento che viene praticato ad un "comune" cittadino. Ed è proprio questo il punto che politicamente va – invece – fatto emergere (come da correggere). Ciò che è successo a Francantonio Genovese non doveva accadere a lui come a nessun altro cittadino.
E così come per qualunque altro cittadino … si pone il problema di una corretta applicazione di misure cautelari personali onde evitare che il sospetto, l’emenda morale, il quadro indiziario, il pregiudizio sulla condotta di un qualunque cittadino venga accompagnata da una sanzione effettiva (reale e afflittiva) a prescindere (cioè prima) di una sentenza che potrebbe essere anche di assoluzione.
Quando un avviso di garanzia si trasforma nell’immaginario collettivo in condanna … il passo per la consacrazione di uno stato di polizia è breve.
Quando una persona indagata è per definizione colpevole … il clima di caccia alle streghe diventa stagione unica.
Francantonio Genovese è stato eletto … ripetesi eletto … sindaco, deputato regionale, parlamentare nazionale, segretario regionale del PD. La critica o la stessa bocciatura sull’operato dell’amministratore e del legislatore ci può anche stare. Il terreno democratico si misura in preferenze e consensi. Ma non è questo il punto … così come non è in discussione l’operato dei magistrati. Il tema è che la procedura sul punto è (si rivelata) incivile … è (si è rivelata) vile.
Il silenzio su ciò a cui si va assistendo non può essere accettato perché è come arrendersi a una barbarie, a una crudeltà, a una ingiustizia inaccettabile per Francantonio e per ogni cittadino, più o meno ricco, più o meno famoso, più o meno potente.
Un PD, sostanzialmente o tatticamente assuefatto all’andazzo, su un tema così delicato, connesso al contemperamento tra esigenza di difesa sociale e tutela della libertà personale, è indegno di proporsi come forza popolare e riformista.