La continuità territoriale tra hastag creativi e populismo 2.0

di Nicola Currò

La mobilitazione in difesa della continuità territoriale nello Stretto di Messina è il tipico esempio di affronto della realtà con fare populista. Se il problema non c’è bisogna crearlo e una volta creato si fa a gara per porsi agli occhi dell’opinione pubblica come elemento indispensabile per la sua risoluzione. La tecnica dei populisti è chiara: si comincia con dichiarazioni funzionali a generare allarme sociale, si indicano poi soluzioni fumose e generiche rispetto al problema che s’intende affrontare e in pubblico ci si mostra con espressione facciale contrita, pensierosa, sempre pronta ad assumere la caratterizzazione giusta per l’occasione giusta.
Il calderone alchemico usato dal populista è un calderone che contiene tutto e il contrario di tutto. In tempi di web 2.0, dismettendo per un attimo la leggerezza e la superficialità che lo caratterizzano, c’è una sola cosa che il populista modifica tra una mobilitazione e l’altra ed è l’hastag. È nella elaborazione dell’hastag che la creatività del populista 2.0 trova la sua massima espressione, per il resto è tutto un proporre vecchie e stantie formule che non reggono alla prova della realtà e della modernità. Per ogni problema il populista 2.0 conia adeguato hastag, così che tutto diventa un pullulare di #freetibet, #sisolapedonale, #fuoritirdallacittà, sino agli ultimi #ilferribottenonsitocca e #trenieuropei. Insomma, basta trovare l’hastag per risolvere il problema!
Ai populisti 2.0 ci permettiamo di suggerire qualche altro hastag sul tema del giorno, ovvero: #continuitàterritoriale e #dirittocostituzionale. Hastag che, molto modestamente, accompagniamo con delle brevi considerazioni. Il diritto alla continuità territoriale è garantito dalla Costituzione, all’art. 16, ma la Costituzione non specifica chi questo diritto debba garantirlo. Sino ad oggi di tale onere se n’è incaricato direttamente lo Stato, ma i tempi rispetto a sessant’anni fa sono notevolmente mutati. Le Ferrovie dello Stato hanno subito una radicale trasformazione, divenendo sempre più simili a una Spa e come tale orientate a fare profitti, mentre il servizio di trasporto dei treni su nave non è più sostenibile economicamente e per questo ci si sta muovendo per trovare soluzioni alternative al trasporto dei treni su mare.
La storia sta andando in una certa direzione ed è da veri stolti continuare a sostenere che tutto debba rimanere così com’è! La continuità territoriale mette in gioco una visione strategica della società e della realtà. Chi ha ritenuto opportuno mobilitare i cittadini in difesa di un sacrosanto diritto non può cavarsela con la semplice e sterile difesa di uno status quo divenuto insostenibile. Chi scende in piazza ha l’onere di fare proposte che siano al passo coi tempi e soprattutto siano proposte realizzabili. Proposte che tengano conto del fatto che la composizione dei treni, così come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, presto muterà definitivamente nella sola tipologia di treni ad alta velocità e questo rende praticamente impossibile dotarsi di una nave lunga 250 metri tanto quanto è lungo mediamente un treno AV. Cari populisti 2.0, oltre a coniare hastag creativi, è giunto il momento di cominciare a mobilitarsi con cognizione di causa e promuovendo soluzioni realistiche ai problemi. Non dimenticate che in gioco non c’è solo il vostro futuro politico, in gioco c’è il futuro di tutti noi cittadini.