Accorinti i conti non tornano

“Il sistema c’era e ti è stato suggerito da ogni versante pulito: dichiarare il dissesto ed azzerare una intera classe dirigente cresciuta nella melassa e nel malaffare, non l’hai e non l’avete voluto fare, vi siete nascosti dietro un pretestuoso senso di responsabilità, la responsabilità di evitare che “quelli che c’erano prima” finissero nell’occhio della Magistratura. Avete motivato e spiegato che volevate salvare Messina dal dissesto per non gravare sulla pelle dei cittadini ma i cittadini sono stati ugualmente gravati da tasse e balzelli al massimo, il dissesto informale è di fatto realizzato e lo pagano solo i cittadini, Il dissesto ufficiale che artatamente avete dribblato avrebbe eliminato le truppe cammellate, i peones del sistema di potere politico-mafioso che da sempre attanaglia Messina.”
Cosi recitava la lettera aperta di DecideMessina indirizzata al Sindaco Renato Accorinti. E’ notizia di questi giorni l’inchiesta della Magistratura, relativa ai bilanci comunali nel periodo compreso tra il 2009 e il 2012, che vede ben 62 indagati tra ex sindaco, vecchi amministratori, ex e attuali consiglieri e dirigenti comunali, che, con le proprie “condotte ritardavano gravemente l’avvio dell’azione di risanamento dei conti dissimulando il disavanzo al bilancio e le sue reali dimensioni, creando un danno al Comune, ai cittadini con una protrazione della elevata imposizione fiscale per un tempo che l’adempimento puntuale degli obblighi di legge da parte degli indagati avrebbe reso senz’altro meno esteso”. E, inoltre, “con le condotte di falsificazione dei rendiconti e dei bilanci nonché con la redazione dei falsi attestati di rispetto dei patto di stabilità interno, nel dissimulare la sussistenza dei presupposti patrimoniali che avrebbero reso obbligatoria la dichiarazione di dissesto dell’Ente e nel dissimulare le reali dimensioni del deficit, cosi da aggravare il dissesto ritardandone la formalizzazione e quindi il risanamento, intenzionalmente procuravano a sé un ingiusto vantaggio patrimoniale (scongiurando la propria decadenza o cessazione dalla carica, quale effetto delle determinazioni interdittive della Corte dei Conti, ovvero della sanzione politico irrogabile dalla cittadinanza – e sottraendosi al giudizio di responsabilità della Corte dei Conti per il cagionato dissesto)”. Ora, a meno di prove certe che tale situazione economica sia stata sanata dall’attuale amministrazione in carica dal 2013, lo stato di cose non dovrebbe essere mutato. Al Sindaco, all’Assessore al Bilancio, a tutta la Giunta e al Consiglio Comunale non resta altro da fare che dichiarare il default, portare le “carte”agli organi preposti all’accertamento della legalità e dimettersi.

DecideMessina