Divorzio breve? L’ipocrisia e le facile acclamazioni

La Camera ha approvato in forma definitiva il cosiddetto divorzio breve, che ora è legge. Avremo quindi una separazione, in attesa dello scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale, di “solo” 12 mesi (6 mesi se consensuale). Molti tripudi di positività, con annessi foschi futuri da parte di coloro che non si rassegnano a farsi i fatti della propria confessione senza volerla imporre ad altri. Se consideriamo la politica e la vita come un fatto ragionieristico e matematico, comprendiamo la positività. Ma così non è, perchè tra ragionieri e matematici ci sono individui e una società che non è più quella di 45 anni fa, quando la legge oggi in vigore fu approvata. E’ stato ancora una volta confermato che lo Stato ha il diritto di entrare sotto le lenzuola di una coppia, tre anni o un anno o sei mesi fanno solo la differenza, per l’appunto, ragionieristica. In questi 45 anni più di qualcosa è cambiato, nelle coppie e negli individui. E se fino ad oggi il legislatore ha fatto finta che questi cambiamenti non ci siano stati, questo non giustifica che ancora oggi -quando si è deciso di metter mano a questo moloch barbarico- ci si debba rassegnare a dover continuare a delegare allo Stato la propria libertà di individuo. Ci vorranno forse altri 90 anni perchè poi da xxs mesi si passerà a xx mesi di separazione? Tutto ci fa pensare che così potrà essere, se tutto andrà bene. Qui non stiamo mettendo in discussione i diritti degli individui e dei minori nell’ambito della coppia, perchè altri meccanismi e tutele scattano in entrambi i casi. Ma mettiamo in discussione il perdurare della pesante e insopportabile presenza di uno Stato che pretende di sindacare su intimità e libertà dei suoi liberi cittadini. Sono due le categorie di persone che oggi gioiscono:
– coloro che vogliono imporre a tutti con la legge i propri convincimenti ideologici;
– la corporazione degli avvocati, che continueranno a lucrare sulle violenze che lo Stato impone ai propri sudditi.
Mentre la penalizzazione, oltre che per i liberi individui, continuerà anche per la Giustizia, costretta a continuare a occuparsi dell’initimità e delle libertà degli individui. Giustizia che nella maggior parte dei casi svolgerà una mera funzione ragionieristica delle volontà dei violentati in attesa della loro liberta’, con costi per i diretti interessati e tutta la comunità.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc