di Diego Costa
Festeggio il Primo maggio. Penso ai tanti che conosco che il lavoro lo onorerebbero ma non ce l’hanno. Ai tantissimi che sanno fare il loro mestiere con capacità e qualità e proprio per questo trovano la strada sbarrata. Penso altresì a quelli che… la crisi è stato un bell’alibi per poter tirare la cinghia. Penso ai manager che guardano con fredda analisi una verità percentuale – quella dei numeri – e perdono di vista il fattore umano. Penso alla mente geniale che ha cambiato il nome all’ufficio del personale chiamandolo ufficio risorse umane… e delle risorse umane fa a meno. Penso a chi ha riformato il lavoro con freddo calcolo, cambiando le regole generazionali, cambiando il carattere dei nostri ragazzi, costringendoli a scelte personali a tempo determinato per tutta la vita. Penso a chi li ha giudicati choosy… che tanto i suoi, di ragazzi, sono belli e sistemati. Penso a quelli che sulle colonne della cronaca denunciano il lavoro nero ma non parlano dei miseri euro che danno ai loro collaboratori. Penso a un Paese che era bellissimo quando era coeso nello sforzo collettivo di risollevarsi. Penso ai capitani d’industria di ieri, ai manager che… "essere" contava più di "avere". Questo Paese potrebbe tornare a essere il bel Paese di una volta se cambiasse le regole del gioco. Se facesse un passo indietro. Se quelli che guadagnano troppo, e sono tanti, riducessero le loro pretese per creare un fondo per chi non arriva a fine mese, consentendo loro di rientrare nel ciclo produttivo. Se si pensasse agli orari di lavoro, ora che siamo tanti, in un modo differente, turni che rendessero la vita vivibile a chi sta troppo in ufficio/fabbrica, uscire fa bene, in favore di chi sogna di rimettere il naso in un ufficio/fabbrica. Buon Primo maggio a tutti quelli che hanno il coraggio di mettersi in discussione e in gioco, a tutti quelli che non mentono agli altri, a tutti quelli che gli altri siamo noi. Buon primo maggio ai ragazzi che meritano un altro avvenire e ai nostri vecchi, quelli che incontri al supermercato, prendono l’essenziale, controllando i prezzi al centesimo.