Cgil Messina riaccende i riflettori su lavoro e sviluppo con il Quinto studio sullo stato dell’occupazione nel territorio illustrato dal segretario generale della Camera del Lavoro metropolitana Lillo Oceano e dai segretari confederali. Quest’ultimo report oltre ad analizzare i dati disaggregati rispetto all’anno precedente affronta un lavoro di ulteriore approfondimento sulle dinamiche occupazionali dell’ultimo decennio 2005-2014.
L’analisi elaborata su dati ISTAT mette in evidenza in particolare gli effetti devastanti della crisi economica che nei territori del Sud hanno avuto conseguenze ben peggiori che nel resto del Paese a fronte di provvedimenti del Governo che invece non vanno nella direzione di politiche di sostegno al Mezzogiorno, con una grave condizione di arretramento del territorio messinese e la situazione di forte sofferenza occupazionale delle donne.
Nella media del 2014 in Italia, dopo due anni di calo, l’occupazione cresce di 88.000 unità rispetto al 2013 con un aumento al Nord (+0,4%) e nel Centro (+1,8%) e l’ennesimo calo nelle regioni del Mezzogiorno (-0,8% pari a -57.000 unità). Nel territorio messinese l’occupazione diminuisce di 2.000 unità prosegue il calo della componente maschile -1.000 unità e continua a ridursi quella femminile -1.000 unità, dato negativo rispetto alla crescita, sia pur lieve, nazionale e peggiore persino della media delle regioni meridionali. L’occupazione totale a Messina si attesta a 178mila unità, il peggior dato degli ultimi dieci anni e porta la perdita complessiva di occupazione tra il 2005 e il 2014 a -31.000 unità.
Tra il 2005 e il 2014 il tasso di occupazione nel territorio scende dal 47,9% al 41,4% (-6,5%) mentre quello della media Italia dal 57,5% al 55,7% (-1,8%) con un allargamento della forbice tra Messina e la media nazionale che passa da -9,6% del 2005 al -14,3% del 2014 con un peggioramento di 4,7 punti percentuali.
Rispetto al 2005 se il Mezzogiorno perde tanta occupazione il resto del Paese avanza e analizzando i dati si nota come il confronto sia ancor più negativo per il territorio messinese se si prendono a riferimento i dati dell’occupazione femminile: rispetto al 2005 l’occupazione femminile, pur essendo uno dei punti deboli dell’Italia, cresce nel Paese tranne che in Sicilia e a Messina dove arretra di ben 12 punti percentuali.
Per fasce d’età significativo il dato tra 25 e 34 anni dove risultano occupati poco più di 34mila unità su una popolazione di 79mila, cioè il 42,4%. Tra il 2005 e il 2014 il tasso di occupazione è passato dal 53,9% del 2005 al 42,4% del 2014 (-11,5 punti percentuali).
I disoccupati erano32mila nel 2005 50mila nel 2014. Nel 2014 il tasso di disoccupazione si attesta al 22,1% era 21,7% nel 2013 mentre nel 2005 si fermava al 13,2%. Anche in questo caso cresce la forbice Messina/media Italia che passa dal +5,5% del 2005 al 9,4% del 2014.
Gravissima la crescita della disoccupazione nella fascia di età da 35 in su dove il tasso di disoccupazione cresce nel 2014 sino al 14,6% dal 13,8 del 2013 e dal 7,2% del 2005 (+7,4%). Forte ancora il gap con la media Italia, dal +1,9% del 2005 al +5,6% del 2014.
“Preoccupa – osserva Oceano – la condizione di arretramento rispetto ad altre città metropolitane siciliane oltre che nel contesto nazionale con il rischio, in assenza di vere politiche di lavoro e sviluppo, di un ulteriore impoverimento del tessuto economico con l’aggravarsi della situazione sociale”.
I dati certificano la mancanza progressiva di lavoro nel territorio e il divario che cresce, la Cgil di Messina torna ad evidenziare come sia urgente creare una prospettiva di sviluppo, un progetto di futuro.
“I dati certificano appunto una condizione di area depressa – sottolinea Oceano – invece ci sono le opportunità per diventare area di sviluppo se pensiamo ad esempio alla progettualità legata all’Area integrata dello Stretto. Occorre integrare i territori e le risorse per un modello di sviluppo, di infrastrutture e di crescita sociale”. L’analisi di Cgil Messina ha affrontato la condizione del Sud. “Le misure del Governo nazionale così come sono non aiuteranno il Mezzogiorno a creare occupazione”, ha evidenziato Oceano sottolineando come “la decontribuzione è meno conveniente della 407” e come “per finanziare la decontribuzione sono stati saccheggiati i fondi europei destinati al Mezzogiorno. Dietro i numeri ci sono delle responsabilità – ha aggiunto Oceano – che si riferiscono alle errate o addirittura all’assenza di politiche di sviluppo dei Governi nazionale regionale e a livello locale”. Anche i dati diffusi dall’Istat parlano di un calo dell’occupazione. “Politiche sbagliate colpiscono tutto il Paese ma il Sud paga il prezzo più alto”, è stato evidenziato con forza dalla Cgil Messina.