Spero che i “4” amici e pazienti lettori del mio “foglietto” mi sopporteranno se, nel gran parlare della elezione del Presidente della Repubblica, mi intrometto anch’io, solito “quidam de populo” (persona senza titoli), per dire alcune cose magari con riflessioni artigianali. In campo cattolico, che mi interessa di più perché – grazie a Dio – vi appartengo fin dalla nascita, ho sentito tanti squilli. Marco Tarquinio su “Avvenire, quotidiano di ispirazione cattolica” (1-2-2015, p. 1): “Una scelta giusta, un uomo giusto”, “Il buon giorno si vede dal mattino. E il giorno che s’è iniziato con la elezione del Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella si annuncia davvero buono”. Mario Adinolfi, sul nuovo giornale “La Croce, quotidiano contro i falsi miti del progresso”, già alla vigilia (31-1-2015, pp.1 e 3) si diceva contento per la quasi certa elezione del politico di Palermo perché questi proviene dalla “scuola politica” che “è quella del popolarismo italiano, fondato nel 1919 da un prete, don Luigi Sturzo”. E poi aggiungeva: “Mattarella è un cattolico e lo è anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi”, specificando, “Attenzione, non si tratta di due cattolici all’acqua di rose […] Stiamo parlando di due cattolici praticanti, da Santa Messa tutte le domeniche”. Renato Farina su “il Giornale” (4-II-2015) cita la frase del discorso del Presidente, “sostenere la famiglia risorsa della società” e sottolinea – contento anche lui – che non ha detto “le” famiglie ma “la famiglia”, quindi l’unica famiglia naturale; anche se gli sfugge l’accenno, subito dopo, ai “diritti civili (…) nella sfera personale affettiva”, che farebbe pensare alla “famiglia” omosessuale e al “matrimonio” fra gay. Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei Gesuiti, “Civiltà Cattolica”, parla di “politico di elevata statura, la cui formazione cattolica ha dato frutti. È un cattolico non muscolare, non ideologico” che ha avuto “stretti contatti con padre Bartolomeo Sorge e padre Ennio Pintacuda” e che, per alcune sue affermazioni “sembra di sentire papa Francesco che si esprime negli stessi termini” (“Corriere della Sera”, 2-II-2015). Insomma, tutti contenti. Ora io – “quidam etc.” – sono certo della rettitudine, serietà e bontà della persona del Presidente; cose di cui tutti dicono e che io non sono in grado, né mi sogno di mettere in discussione; tuttavia, a costo di passare per il “grillo parlante” della grande favola di Pinocchio, vorrei puntualizzare alcuni aspetti che nell’attuale clamore vengono taciuti per dimenticanza o ignoranza. Cerco di riassumere, per quanto è possibile, una materia che di suo è vasta oltre che controversa. Ogni uomo politico quando parla e agisce non può prescindere – ovviamente – dall’humus religioso, culturale, sociale, politico-partitico in cui è nato e cresciuto. Molti cattolici – ora settantenni come il Presidente e il sottoscritto –, giovani negli anni del Concilio (1962-65) e iscritti all’Azione Cattolica o nella Fuci, hanno vissuto in diversi modi quell’evento epocale che fu la Rivoluzione detta “culturale” del “1968”. Molti di loro – io ero all’Università e vedevo – scoprirono in ritardo il marxismo e trasbordarono entusiasti nella Sinistra; prima nel “Movimento Studentesco” e, poi, nel Comunismo vero e proprio o varie sue sottospecie. Chi faceva parte della Democrazia Cristiana non si accorse che l’élite intellettuale di questa – anche se per ragioni di “opportunità” storiche su cui è, comunque, legittimo discutere – perfino subito dopo la grande vittoria cattolica del 18 Aprile 1948, aveva cominciato a guardare “a sinistra” e armeggiava a piccoli passi – “due avanti e uno indietro” – per avvicinarsi e magari appattarsi con essa; tutto ciò al di là delle “feroci” schermaglie e delle perentorie affermazioni anticomuniste dei capi nei momenti elettorali ed assembleari: “solo noi difendiamo/abbiamo difeso/siamo noi la diga/con noi non passeranno/etc.” Negli anni 70 questo “avvicinamento”, col vagheggiato “compromesso storico”, divenne convulso e molti frequentatori di oratori preferirono affidarsi in modo diretto al Partito Comunista e lo votarono: erano i tempi della segreteria Berlinguer. Insomma seguivano l’andazzo che l’on. Ciriaco De Mita, personaggio di primo piano nel “Partito cristiano”, descrive in questa sorta di sincera confessione: “Quando gli storici si occuperanno di fatti e non solo di propaganda, spiegheranno che il grande merito della DC è stato quello di aver educato un elettorato che era naturalmente su posizioni conservatrici se non reazionarie a concorrere alla crescita della democrazia. La DC prendeva i voti da destra e li trasferiva sul piano politico a sinistra” (C. De Mita, “No alla conta o il PPI sparirà” in “Corriere della Sera”, 23-VIII-1999). Ma forse il nuovo PPI (filiazione dell’ex DC) stava già “sparendo” e il “nostro” onorevole, magari senza accorgersene, dava ragione della lontana, famosa profezia di Gramsci: “I popolari rappresentano una fase necessaria del processo di sviluppo del proletariato italiano verso il comunismo […]Il cattolicismo democratico fa ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida” (“I popolari” in “L’Ordine Nuovo”, anno I, n. 24, 1-XI-1919). Ma “trasferire i voti a sinistra” significa abbracciare anche i postulati della dottrina della Sinistra che, caduto il “Muro di Berlino” (1989), è diventata una sorta di “Partito radicale di massa” come felicemente, già negli anni 70, lo aveva previsto e definito il grande filosofo cattolico Augusto Del Noce: al Comunismo, cioè, costretto dal suo stesso fallimento ad abbandonare il vecchio armamentario della “lotta di classe”, era rimasta intatta, talvolta neanche camuffata con parole nuove, l’antica avversione al Cristianesimo secondo il famigerato “verbo” marxiano della “religione oppio dei popoli”; così aveva “trasformato” la rivoluzione “proletaria” in rivoluzione “culturale” o “in interiore homine”: il cardinale Scola vent’anni fa l’aveva chiamata semplicemente “rivoluzione sessuale”, dicendo che questa “avrebbe messo alla prova la proposta cristiana più della rivoluzione marxista” (“Corriere della Sera”, 2-XII-2014). Ciò significava che ora la lotta “comunista” era organizzata non più in “difesa degli operai” o delle fabbriche” etc., ma anche per lanciare/trasformare l’uomo verso quel mitico progresso “spirituale” che si manifesta con divorzio, aborto, eutanasia, “famiglia” gay, omosessualismo…; cose che si compendiano in una sola frase: distruzione della Famiglia naturale.
Spigolando e, al solito, cogliendo fior da fiore dai miei appunti, emerge che, ad esempio, un Andreotti – da Santa Messa ogni mattina – Presidente del Consiglio di un governo monocolore democristiano, firma (1978) la “legge” 194, quella che permette l’aborto, cioè l’uccisione del bambino prima di nascere. Obiezione: fu un “atto dovuto” a cui il Presidente non poteva rifiutarsi, data la sua posizione istituzionale. E no, la coscienza è superiore a qualsiasi posizione istituzionale! In una identica situazione (1990) Baldovino, santo re del Belgio, si dimise! Dirà Andreotti a Vittorio Messori (“Inchiesta sul cristianesimo”, SEI, Torino 1987, pp. 210-211): “Ebbi una crisi di coscienza e mi chiesi se dovevo firmare la legge. Ma se io mi fossi dimesso, si sarebbe aperta una crisi politica senza sbocco prevedibile, in un momento grave per il Paese”. Rispondo: in Italia è dal 1861 che si susseguono, ogni anno, “momenti gravi” per il Paese! E firma anche l’on. Leone, allora Presidente della Repubblica, cattolico, democristiano; lo stesso che poco tempo dopo dovette scappare dal Quirinale, ingiustamente accusato dagli stessi “signori” che lo avevano indotto a firmare. Dai miei appunti e ricordi – fra tante cose – emerge pure una Democrazia Cristiana che, durante l’iter della “legge” 194, si rifiuta di votarne l’incostituzionalità solo perché questa l’avrebbe sostenuta anche il MSI-Dn: DC, MSI-Dn, Stvp, dopo le elezioni del 1972, avevano la maggioranza in Parlamento, dunque una maggioranza antiaborista che avrebbe potuto bloccarla sul nascere. Ma la DC preferì restare coi fautori dell’aborto…
Questo excursus storico di cui chiedo venia ai miei “4” amici, avrebbe bisogno di ulteriori aggiunte e precisazioni; esso è centrato soprattutto sulla “firma” di una legge iniqua, la 194 (in Italia, dalla sua entrata in vigore, 1978, gli aborti sono già 5 milioni e mezzo: bambini a cui è stato negato il diritto di nascere!). Ciò mi giova per concludere e ricordare che, intanto, il nostro nuovo Presidente della Repubblica è nato e cresciuto in quest’humus che artigianalmente ho cercato di ricostruire e, poi, che egli si troverà, forse a breve, nella medesima drammatica evenienza di re Baldovino, Andreotti e Leone. Infatti la maggioranza “trasversale” composta da quel potente “Partito Radicale di massa” (tutta la “Sinistra” compatta, ex comunista e non, con aiuto gratuito di parecchi “onorevoli” di centro-destra che non sopportano di apparire retrogradi o “medioevali”) insomma la più parte del Parlamento che l’ha votato e applaudito entusiasta, gli presenterà su un piatto d’argento le seguenti “leggi” da firmare come un conto salato: divorzio “lampo”; aborto “post-natale” o eutanasia/uccisione di bambini già nati (in Italia ancora infanticidio da “vecchio” Codice Penale) in atto in paesi “civili” del Nord; eutanasia “passiva” e “attiva” di vecchi o suicidio assistito; “matrimonio” fra gay: bambini con due “padri”; utero in affitto e fecondazione eterologa: bambini con due mamme e “orfani di padri viventi” (card. Scola); eugenetica prenatale: bambini con tre…genitori, già in atto nella “civile” Inghilterra; dichiarazione solenne di “diritto all’aborto”, legge nella “civile” Francia; depenalizzazione – nel nome dell’“amore”! – dell’incesto, richiesta al Parlamento della “civile” Germania; “legge Scalfarotto” che punirà il povero come me che si rifiuterà di approvare tutte queste “belle” cose…! Insomma una Rivoluzione antropologica, una sorta di ri-creazione diabolica di uomini nuovi e in serie voluta ed elaborata a tavolino da tutte le “massonerie” che seguono e adorano il “Padrone del mondo”: una tale marea organizzata contro Dio e il Diritto naturale, l’umanità in tanti secoli non l’aveva né visto né mai immaginato. Cosa farà il cattolico Sergio Mattarella?
Carmelo Bonvegna