Sofferenze bancarie: il problema chiave da risolvere per ripartire

Due giorni fa, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo all’incontro con il gotha del mondo finanziario alla Borsa di Milano ha detto che: “Nelle prossime settimane troveranno corso e concretizzazione i passaggi sulle sofferenze bancarie e sugli strumenti tesi a rendere il sistema bancario italiano nella stessa situazione degli altri paesi europei”. Il problema delle sofferenze bancarie in Italia è un problema poco considerato dai media, ma rappresenta forse il singolo provvedimento più utile che possa essere fatto (in combinazione con le altre condizioni già in essere come il QE di Draghi ed il dollaro debole) per far ripartire l’Italia. Per comprendere la ragione di quanto affermato può essere utile mettere insieme alcune cifre.

In primo luogo bisogna dire che l’Italia è uno dei paesi più banco-centrici al mondo. L’economia ruota attorno alla disponibilità delle banche di erogare credito molto più che in altri paesi. I prestiti bancari, in Italia, rappresentano ben oltre la metà del Prodotto Interno Lordo ed oltre il 40% del totale dei debiti! Cifra molto più elevata anche rispetto a nazioni abbastanza banco-centriche come Francia e Germania e distante anni luce rispetto agli USA o al Regno Unito. A inizio della crisi, le sofferenze bancarie erano pari a 26 miliardi di euro. Nel 2014 hanno raggiunto la cifra impressionante di 131 miliardi! Ovvero oltre il 16% del totale dei crediti concessi alle società non finanziarie. Nessun sistema bancario può svolgere la sua normale funzione in questa situazione. La Spagna si è trovata in una situazione anche peggiore, ma sono quasi tre anni che ha messo mano al problema creando una Bad Bank. Il sistema bancario italiano ha voluto ostinarsi dietro la favola della presunta “maggiore solidità del sistema” e così abbiamo perso tempo prezioso. Se nel 2009, 2010, 2011, quando i tassi di sofferenza crescevano ai ritmi spaventosi del 20% all’anno, si fosse messo mano al problema, oggi che Draghi ha fatto quello che ha fatto, il nostro sistema bancario sarebbe in grado, come in Spagna, di erogare molto più credito di quello che può fare e agganciare il treno della ripresa (-ina?) in maniera molto più ferma. Siamo invece ancora qui a discuterne, quando le cosa avrebbero dovute essere fatte da anni.

Lungi da noi i toni populistici. Ci rendiamo perfettamente conto che un provvedimento del genere è estremamente complesso. La situazione da banca a banca è molto diversa. C’è chi ha fatto svalutazioni sufficienti (poche) e chi le ha fatte largamente insufficienti (molte). C’è il problema del placet dell’Europa che non è scontato dal momento che la configurazione del profilo di “aiuto di stato” è facilmente identificabile. Ciò nonostante è veramente urgente riuscire a fare un provvedimento che risolva in maniera definitiva questo enorme problema delle sofferenze bancaria e metta finalmente l’Italia nelle condizioni di ripartire economicamente anche per non gettare al vento i grandissimi benefici che potrebbero derivare dai provvedimenti della BCE.
Tra l’altro, il contesto è finalmente più favorevole. I primi spiragli di un miglioramento del problema delle sofferenze si intravedono. Il rapporto tra nuovi finanziamenti e nuove sofferenze, per la prima volta da anni, è in diminuzione, anche se resta – ovviamente – troppo elevato.
Il sistema bancario, finalmente, ha compreso che un provvedimento del genere è inevitabile ed anzi lo sta propugnando. I preparativi fatti con la burocrazia europea sembrano ormai giunti a buon punto.
Adesso abbiamo l’impegno pubblico di Renzi, ciò potrebbe significare che i tempi sono veramente maturi. Se così fosse l’Italia avrebbe uno strumento estremamente potente per uscire con molto più slancio dalle sabbie mobili di questa crisi apparentemente infinita.

Alessandro Pedone, responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio