Il Comune è lo specchio di questa città

di Roberto Gugliotta

Più crisi di così, non si può. E’ una crisi economica, istituzionale, morale e di idee. Per me, che ho sempre praticato professionalità e pulizia, questo sfascio è terribile e non mi consola pensare che lo avevo annunciato. In giro c’è una grande attesa per quanto riguarda il futuro di Messina: ma solo per sapere come va a finire, non per la voglia di meritocrazia. Figurarsi, le regole non garbano ai padroni. Non sono ottimista. Solo ridimensionando il fenomeno "raccomandazione" si possono riportare a galla certi valori morali. Ma è un’operazione che non conviene ai politici, ai professionisti, ai professori, ai medici, ai diversi comunicatori prestati alla marketta quotidiana. Tutti sono o si sentono personaggi e tutti credono di saper cavalcare la tigre. E’ arrivato il momento di dire basta agli slogan perché non aiutano i poveri semmai i ricchi falsi paladini: parlano di degrado morale ma poi sistemano parenti e amanti nei posti pubblici a discapito di chi merita quell’incarico. E’ uno schifo di società gestita da falsi moralisti che hanno approfittato del vuoto lasciato dalla politica. Questo degrado è dovuto al fatto, lapalissiano, che gli interessi economici sono cresciuti a dismisura e allora tutto il resto è secondario, nessuno sacrifica nulla e tutti si inchinano davanti al totem del SISTEMA. Il Comune è lo specchio di questa città: slogan, incontri, poesia, sfilate buoniste ma quando si alza il coperchio dei libri contabili si trovano cose strane. Il succo è che l’esempio che viene dall’alto è questo, i pesci piccoli si possono arrangiare? Non ho indulgenze verso pesci piccoli e grandi, se nuotano in acque fangose. Non mai come in questi tempi Messina fu malata di tristezza, di anemia, di esaurimento nervoso… e di pettegoli mitomani. Come al solito: la divinità è indisposta, la società civile è morta, la critica è indisponente. Eccetera, eccetera.