La tenda della discordia

Secondo la mitologia greca la mela della discordia è la mela lanciata sul tavolo dove si stava svolgendo un banchetto matrimoniale da una non invitata dal dio Zeus che, incidendo sul pomo la frase "alla più bella", causò una lite furibonda tra i presenti per accaparrarsi il titolo.
Il tormentone di fine estate è “tenda si – tenda no, e’ la terra dei cachi”.
Il motivetto, che meriterebbe un posto nella hit parade nazionale, sembra essere cantato da tutti, da consiglieri comunali, da assessori, dal sindaco e da cittadini più o meno politicizzati e più o meno contrari o favorevoli.
La tenda da campeggio ha chiuso con la sua lampo la “dichiarazione di dissesto”, il “piano di riequilibrio”, la “discarica di Pace”, l’“isola pedonale”, i “tir”, l’“area della Fiera”, la “flotta comunale”, La “Tasi”, ecc. ecc., mettendo in forte discussione il sindaco e un assessore.
I punti quì descritti, che dovevano essere gli argomenti da trattare da parte degli invitati al banchetto nuziale, cioè amministratori e cosidetta opposizione, e che andavano dibattuti perché segnano le sorti dei messinesi e che, invece, li hanno fatto ritrovare a braccetto al suono di “volemoce bene”, sono stati sostituiti da una tenda installata davanti alla sede centrale dell’Università e dirimpetto al Palazzo di Giustizia.
Chi l’ha messa lì? Perché? Era una protesta o una voglia di campeggio libero? Quale soluzione? E, dopo lo sgombero, che fine ha fatto la persona interessata?
Poco importa agli invitati che devono intestarsi il titolo di “belli”. Nessuno di loro si lascia sfuggire l’occasione per “manifestare” in strada e guadagnarsi qualche selfie da pubblicare su fb e qualche foto sul giornale locale, tantomeno chi, da due anni e mezzo sta seduto silenzioso e compiacente in uno scranno, ha finalmente la possibilità di far notare che esiste.
E la politica? A Messina è teatro o, se preferite, opera dei pupi.

Antonio Bertuccelli, segretario provinciale PCd’I Messina