di Roberto Gugliotta
Scelgo il movimento rivoluzionario uno, il due o il tre? La questione morale la trovo sul digitale o sul satellite? Se mi tessero a Cambiamo Messina dal basso non vedrò più la spazzatura per strada? E se invece la vedrò ancora sotto casa e negli angoli della città, dovrò ancora pagare la tassa sui rifiuti? E se mi compro tutte le tessere delle associazioni messinesi che sono su piazza, quante bollette devo pagare per non perdere il diritto a una vita tranquilla e un posto di lavoro? E se invece compro un biglietto per la Nuova Zelanda – causa mancanza di opportunità lavorative -, devo ringraziare il sindaco o il magnifico rettore? E se invece partecipo alle riunioni di Padre Scalia, aiuta la carriera o no? Domande di autunno dominato dal proliferare di associazioni cittadine che vorrebbero ribaltare Messina (?) e dalla incomprensibile – per i comuni cittadini – vicenda dei baldi paladini che litigano tra di loro mentre la città affonda tra i rifiuti e i tanti debiti. Associazioni, movimenti, politicanti dalla bocca larga e dalle idee ristrette: neppure l’originalità delle dimissioni mentre la sfiducia, quella sì vera e sincera la gente la regala a loro, veri buddaci doc. Parole, parole, parole… fatti zero! Non si può capire. Non si può perdonare. Non si può accettare. Si può solo restare in silenzio con un grumo di interrogativi senza risposta. L’informazione se n’è accorta? La verità. Tutta la verità! Il portatore di rivoluzioni radicali e il rivendicatore di braccialetto antiviolenza. L’orgoglio peloritano e la denuncia del quotidiano degrado. Uno sventola la rassegna stampa, i giornali che titolano sulla violenza, la pianta del Ponte sullo Stetto con tutte le diramazioni del futuro percorso metropolitano e financo le fotografie dei cantieri in corso. L’altro sventola i dati sul numero di campi nomadi e le agenzie di stampa con le antiche promesse datate 1994 e 1995 e ancora ritagli di giornale e tira in ballo il terzo figurante assente, il convitato invisibile e la “gestione di potere” del Sistema. La cosa più grave di Messina è il buonismo e l’idea che la città sia una zona franca perché non ci sono regole. Punto e a capo. Ci rivolgiamo a tutti i cittadini, anche a quellicheceranoprima: scendiamo in piazza, ripuliamo i palazzi, le vie, le stanze del potere. Per noi è una grandissima sfida. Voglio essere sindaco che sta in mezzo alla strada e voglio proteggere il Comune dai lobbisti. Bah, boh, chissa! Ancora non è ben chiaro quale sarà il risultato della proliferazione dei paladini e tutori dei diritti degli ultimi in termini di costi bollette e qualità dei programmi. Senza contare le ripercussioni che la moltiplicazione dei marchi, gruppi e dei relativi tavolini potrebbe avere in una normale famiglia che raschia il fondo del barile per arrivare con dignità alla fine del mese. Domanda semplice semplice: ma la moltiplicazione dei pani e dei pesci non sarebbe più utile delle rivoluzioni in salsa buddace?