Ogni comunità ha la politica che gli spetta e le Istituzioni che si merita. Se poi questa identità finisce per trovarne uno proprio nella Chiesa, le cose certamente si complicano, e si ha il caso di Monsignor Calogero La Piana, vescovo di Messina, che nel corso dell’Assemblea del clero annuncia che il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Augurandoci che l’alto prelato guarisca in fretta ci permettiamo, però, di ragionare a voce alta su Messina e le sue figure più rappresentative. Punto interrogativo: la chiesa come la politica. Non pensiamo che il vescovo La Piana e il sindaco Accorinti si somiglino, ma sono ambedue interpreti di una quotidianità abnorme: "quella dell’uomo consumato dagli oggetti di cui vorrebbe essere consumatore". Questa alla fine, ci sembra, la "chiave" per capire quanto la cronaca vuole dirci: una storia bizzarra in cui "fantasia e realtà" hanno invertito le parti senza che vi sia consapevolezza. Epperò il confronto è utile a farci capire quanto profondamente sia cambiato il potere nella città dello Stretto. Come non riconoscere che monsignor La Piana, è stato il profeta di una chiesa diversa, non buona o mediocre, ma diversa; le sue prediche andrebbero recensite non più nelle pagine della cultura, ma in quelle politiche… Ha bacchettato i massoni salvo poi girare la testa dall’altra parte quando il popolo avrebbe voluto sentire la sua voce nei momenti bui; ha aperto il Duomo, la chiesa madre, a celebrazioni non religiose ma private; ha fatto e disfatto certezze persino tra gli stessi preti oltre che tra i fedeli. Ed eccoci qui, nel vivo della vita pubblica. Con l’avvertenza niente affatto scontata che non si tratta di essere a favore o contro il vescovo o il sindaco; ma più semplicemente di riconoscere la loro definitiva perdita di autorevolezza rispetto ad altri poteri. O almeno questa è l’impressione che trasmettono le cronache quotidiane: chi ha Accorinti, chi sta con il vescovo e chi no, chi riesce a impegnare il sindaco su una questione, come la gestione economica di una comunità o l’emergenza rifiuti, di cui egli non è uno specialista, comunque acquista consenso. Verità vuole che di bilanci, riqualificazioni e incarichi è costellata anche la strada di monsignor La Piana. Che cosa bizzarra, no? Non vi sfiora il dubbio che il loro sia un consenso indiretto, irriflesso, di seconda mano? Chi tace acconsente. Tantomeno sembrano rendersi conto che il Sistema Messina, nel frattempo, e a prescindere dalle loro indubbie capacità professionali e umane, è diventato lui stesso un soggetto politico autonomo e perfino competitivo. Un autentico fenomeno di evoluzione e sostituzione della politica e della chiesa, certo non in senso democratico, come dimostra la vocazione che risuona, sotto la sua regia, negli applausi della platea para-istituzionale. Il potere imprenditoriale, amministrativo e religioso del consenso portato alle sue estreme conseguenze. In un mondo di millantato credito, il Sistema Messina è infatti una super-immagine che sceglie e mette in mostra individui-simboli, scopre talenti, dà consigli, tiene l’agenda, costruisce eventi e ne fissa i confini accordando buonsenso, pietà, predicozzi e perfino ironia e buonumore. Si vuole rivoluzionare i palazzi messinesi? Benissimo, facciamolo. Se può tranquillizzare alcuni lobbisti, facciamolo. Ma sapendo che non garantisce automaticamente né l’imparzialità né una politica senza gravi errori. La stessa cosa varrebbe per paladini professionisti. Non abbiamo mai pensato alle Istituzioni come alle crocerossine ma crediamo però che la Chiesa abbia perso di vista il suo mandato e le esternazioni di Papa Francesco lo ricordano ogni volta. Qualcuno è stato beccato con la mazzetta in bocca, qualcun altro è stato molto chiacchierato, ma l’unica condizione per continuare a credere in Dio è nella bontà e misericordia degli uomini. Rimanere ostaggio di altro, che ci spaventa sarebbe come per Linus affrontare la vita senza coperta. Ecco perché monsignor La Piana ha guardato il calendario, cerchiato una data e dichiarato: qui smetto. La rivoluzione dei costumi, della politica, delle Istituzioni, della chiesa stessa non comincia tra i “tifosi”, comincia dai messaggi e dagli esempi, dai modelli, dai valori. Usiamola di nuovo, questa parola bellissima. Abbiamo forse dimenticato che il sindaco, il prete, l’educatore, il professore, l’istruttore sportivo sono una comunità di valori?