di Christian Mangano
Sabato 24 ottobre, presso il comune di Calatabiano (CT), una frana di piccole dimensioni ha danneggiato una conduttura d’acqua, provocando l’interruzione idrica a danno della tredicesima città italiana: Messina. Una città di 250.000 anime messa in ginocchio da una frana verificatasi a 70 chilometri di distanza può sembrare paradossale, ma non è che il risultato di subdoli interessi economici che nel corso dei decenni hanno fatto si che l’approvvigionamento idrico mutasse dall’Alcantara al Fiumefreddo, rendendo di fatto Messina vittima dei padroni dell’acqua. La città dello Stretto sta affrontando la più grande crisi idrica mai vissuta (ma non l’unica). Si dice che bisognerà attendere altri cinque giorni, forse una settimana, prima che il prezioso liquido torni a scorrere nelle case dei cittadini ormai avviliti. Il risultato? Una città circondata dal mare, ricca di acqua e di torrenti, a secco per ben quindici giorni nelle più ottimistiche previsioni! Ma la crisi, a dir la verità, è perenne. Nei momenti di "normalità" infatti l’erogazione dell’acqua avviene solo nelle prime ore del mattino, andando via via diminuendo di pomeriggio per poi essere totalmente assente la sera. Durante gli anni il popolo messinese ha attrezzato cantine e terrazze con cisterne di varia capienza per fronteggiare il problema, ma ovviamente chi non ne avesse la facoltà economica o lo spazio sufficiente, rimane per mezza giornata senza alcuna copertura idrica.
Come se non bastasse, il problema idrico va ampliandosi nei periodi estivi dove il Fiumefreddo, vista la diminuzione delle piogge, riduce la propria portata, lasciando Messina per intere giornate senza un goccio d’acqua. Le situazioni elencate vanno aggravandosi soprattutto nei numerosi villaggi collinari del messinese, dove il calo di pressione nelle condutture impedisce al prezioso liquido di giungere a destinazione. Per tutte queste ragioni chiediamo agli organi competenti di mobilitarsi IMMEDIATAMENTE, non solo per fronteggiare l’odierna crisi dovuta alla frana nel catanese, ma soprattutto per trovare soluzioni nel medio e lungo termine capaci di liberare Messina in via definitiva dai padroni dell’acqua e portarla così al pari degli standard europei, e non al pari delle condizioni africane.