di Emilio Fragale
Qualche settimana fa, ho scritto una nota dal titolo "cercasi Sindaco". Da più parti si invocano dimissioni. Da mesi i commentatori più avvertiti sferzano i consiglieri comunali per invocare la sfiducia. Ho votato Accorinti. Non sono – affatto – pentito.
Occorreva uno schiaffo a tutti noi … " quellicheceranoprima ".
Occorreva anche schiaffeggiare una città che scommette ordinariamente su persone non attrezzate (siano essi nerboruti portatori di voti o supponenti rivoluzionari di maniera). Infatti, così come si può "assommare" migliaia e migliaia di voti e non essere rappresentativo … si può anche rappresentare comunità scientifica ed impropriamente esprimersi nelle sedi inter- istituzionali.
Che attendersi da una comunità che esprime candidati in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni ordine e grado? Che attendersi da preferenze espresse su chi ti è più vicino al netto di ogni giudizio sul valore, sullo spessore, sulla competenza, sul profilo umano e professionale.
Si può affermare che dopo la esperienza Accorinti questa città sia stata amministrata da tutti. Si … da tutti. Persino, l’anarchia ha contraddetto il proprio "statuto".
Il silenzio che alberga nei partiti tutti esprime la complessità (se si vuole la drammaticità) della situazione. I partiti, in verità, si sono ridotti in loghi-mezzi di locomozione su cui fare salire candidati improponibili che – talvolta – non solo vengono eletti ma persino immaginano percorsi velleitari.
Ovviamente, mentre digito sulla tastiera mi passano in rassegna i volti e le storie di tutti coloro (campo occupato con pari opportunità di genere) che senza senso del limite si propongono per assurgere alle cariche più alte (e munifiche).
Per questo motivo, nella precedente competizione ho finito per non sostenere Felice Calabro’ che mi sembrava, nella solitudine a cui era stato confinato dagli apicali delle forze politiche e sociali, ostaggio di una logica partorita in senso a consiglio comunale e a consigli di quartiere connotati da alta densità di inadeguatezza.
Felice Calabro’, senza meritarlo, era destinato a restare vittima di primarie volute con capriccio che non riuscendo nell’immodesto tentativo di "smontare" ho finito – con modestia – per "dissacrare".
Ecco … in mancanza di diffusa sapienza, cultura, responsabilità politica la elezione diretta di sindaci e governatori per un verso e la preferenza unica per la competizione nei civici consessi, per altro verso, si sono rivelati un boomerang.
Barzellettieri, grilli parlanti, guru, dovevano restare nel recinto della affabulazione e della demagogia.
I capi-elettori dovevano restare capi-elettori.
Rinviene la vexata questione della selezione e formazione della classe dirigente.
Nel PD di Messina coloro che si sono accontentati di una segreteria provinciale "spuntata" oggi non insorgono avverso un commissariamento in linea con l’apatia generale, la convenientistica tattica delle c.d. componenti, con le nuove ambizione di vecchi e nuovi personaggi e figuri che sono sempre il "riferimento" … l’unico "riferimento" di qualcuno. A passeggiare per le vie cittadine si incontra sempre qualcuno indirettamente in contatto con Renzi e diretto contatto con Del Rio, Lotti, Guerini, Serracchiani e compagnia cantando. Non si sa cosa pensano o vogliono. Conta solo far sapere che sono "riferimento" del tutore di turno.
Personalmente, sono riferimento a me stesso. Qualcuno sostiene autoreferenziale.
Pertanto, mi posso permettere – autoreferenzialmente – anche questo.
Il tempo per ricercare convergenza "aliunde" … nella c.d. società civile … non c’è. Non parlerò -come mi si conviene di programma – bensì di scelta. Scelgo Ardizzone sindaco e Calabro’ vice-sindaco. Subito.
Giovanni … non possiamo attendere la fine del tuo mandato come Presidente dell’Ars.
Metti in mora i consiglieri comunali, manifestando la formale intenzione di candidarti in primavera, sfiduciato Accorinti.