di Nicola Currò
La notizia secondo cui Messina sarebbe stata esclusa dai finanziamenti previsti dal Master Plan sul Mezzogiorno pare interessare pochi addetti ai lavori, anzi l’unica voce che ha segnalato la questione in modo chiaro è stato il prof. Limosani dell’Università di Messina. L’informazione locale ha ripreso la notizia evidenziando indignazione e perplessità nei confronti di un Governo che, rispetto alle ingenti risorse finanziarie provenienti dai fondi strutturali (FESR e FSE), ha deciso di non destinare nemmeno un euro a Messina proprio nel momento in cui la città vive una crisi senza precedenti.
Indignarsi è lecito, ma riteniamo che il Governo, in questo caso, abbia ragioni da vendere considerato che il Master Plan sul Mezzogiorno è frutto di concertazione e mediazione tra i vari attori in gioco. Evidentemente in fase concertativa le esigenze del territorio messinese non sono state adeguatamente esposte e rappresentate, ragion per cui chi doveva prendere decisioni le ha prese considerando le sole istanze di chi ha fatto presente le esigenze del proprio territorio di riferimento. Si dirà: un Governo deve comunque aver chiaro quali sono i problemi e le criticità del territorio nazionale, ma se le esigenze di una comunità nessuno le evidenzia chi decide non ha certo la palla di vetro!
C’è un’altra ragioni per cui riteniamo che il Governo abbia ragioni da vendere rispetto all’esclusione di Messina dal Master Plan. Proviamo a ragionare: per quale motivo un Governo dovrebbe finanziare un territorio e dunque una intera classe dirigente che, negli anni, si è distinta per incapacità amministrativa sperperando ingenti somme di denaro pubblico per finanziare il proprio tornaconto elettorale?
Ha fatto bene il Governo ha tenere Messina fuori dal Master Plan. La città e i suoi amministratori, a questo punto arrivati, dimostrino d’aver a cuore la città e i suoi abitanti, facendo quel che per decenni non hanno voluto realizzare, altrimenti è giusto che il Governo continui non dare a questi personaggi l’ennesima occasione per mandare in fumo risorse destinate al bene di tutta la collettività.