Egregio signor Daniele Zuccarello,
la sua lettera ha suscitato in me una vera emozione perché, attraverso quella lettera, ho rivisto me stesso e i miei valori. Mi dispiace non poterLe essere d’aiuto signor Zuccarello – risulta fra gli indagati del caso Gettonopoli di Messina – che è oltretutto vedo dalla sua lettera inviata solo ai suoi media di riferimento, Maestro nelle lotte di classe. Di nessun aiuto, purtroppo. Ne sono impedito dalla vecchia storia della decenza, della vergogna. Non si spazientisca per i rigiri, signor Zuccarello. Lei è un Maestro del lavoro, e quindi avrà pazienza se io la penso in maniera diversa dalla sua. Ogni rivoluzione fa i suoi errori. E’ fatale. Ne ha il diritto. Forse anche il dovere. Senza sbagliare non si impara. Quello che dobbiamo assolutamente evitare è di ripetere sempre lo stesso errore. Ma le pare? Se un suo dipendente fa sul lavoro sempre lo stesso errore, Lei che del lavoro è maestro, che cosa fa? Lo licenzia, alla fine. Epperò mi pare di cogliere il succo della sua acuta riflessione: lei sostiene di non sentirsi colpevole, neppure moralmente. Basta gettoni, voglio la paghetta: "Comprendo i sentimenti e le reazioni dei messinesi di fronte all’inchiesta e sono profondamente amareggiato per l’accaduto e per quanto mi vede coinvolto. Nel contempo sono determinato nel non voler dimenticare né cancellare quanto fatto in questi anni. Voglio inoltre chiarire le mie dichiarazioni in merito all’indennità di funzione, che è cosa ben diversa dal gettone di presenza…". Evviva! Finalmente! Questa sua ennesima battaglia per i cittadini, la vostra indennità di funzione, dovrebbe essere la cosa buona per i cittadini, per Messina, per il Comune per non costringere voi, paladini dei nostri diritti, a dover fare salti nel buio per il gettone. Vale a dire l’ultima volta che i nostri poveri consiglieri vengono posti dinanzi a quella provocazione, a quella istigazione a delinquere che ha sempre rappresentato il famigerato tema del gettone di presenza per la classe politica. Delinquere: nel senso di esprimere pensieri politicamente, moralmente e ideologicamente corretti intorno a un tema di cui nella "traccia" è già anticipato lo svolgimento. Virtuale, virtuoso: "Io sono eticamente corretto nel pretendere una indennità di funzione per fare gli interessi dei cittadini". Tra parentesi, lo sappiamo tutti che Palazzo Zanca è culla di civiltà, il problema è quando certi tipi come Lei crescono e la culla gli sta stretta. Speriamo che attraverso i suoi buoni uffici e con la aiuto di chi la consiglia a scrivere le lettere, i messinesi abbiano capito subito di che pasta è fatto. Coraggio, signor Zuccarello le auguro di risolvere, al più presto, la sfortunata vicenda, un gettone in più in meno cosa vuole che sia di fronte alla massa debitoria del Municipio, una firma in più o in meno, che valenza etica può avere se viviamo tra topi e rifiuti con l’acqua che va e viene come la speranza? Oggi siamo quelli che siamo, magari meno bravi di quello che volevamo essere, ma non è solo colpa nostra. Siamo stati educati alla banalità, a non porci seriamente dei dubbi, ma a metabolizzare ogni porcheria, ogni cialtronata come se fosse impossibile il contrario. Siamo, signor Zuccarello, colpevoli anche noi di aver voluto credere che la politica sia l’ultima possibilità di cambiamento per non vedere morire Messina. Invece, lei mi conferma che la politica è un discreto impiego in tempi di crisi. Non c’è rivoluzione, non c’è progresso, non c’è speranza senza pagamento di un qualche pedaggio. Cittadini senza casa nè acqua, famiglie senza sicurezza del lavoro, giovani in cerca di una occupazione volete essere tutelati, vogliamo i paladini? E qualcosa dovremo pagare in cambio: in termini di gettoni, di visibilità, di inquinamento dei valori. Oggi riscopriamo, anche e non solo grazie al signor Zuccarello, pure noi esperti della comunicazione siamo complici, che tutti i temi – quale più, quale meno – erano in realtà altrettanti inviti alla chiacchiera. Grazie a salotti televisivi compiacenti coloro che dovevano battagliare per difendere la città, gli ultimi, si sono messi a sproloquiare tranquillamente. Tanto è questo che vogliono da loro i capi del Sistema. Tanto, a che serve tutelare il cittadino, le fasce deboli, far funzionare i servizi sociali o l’Atm? E pensare che proprio la generazione rivoluzionaria della politica, quella nuova e seria, avrebbe oggi un compito altissimo da svolgere. Il compito di insegnarci la democrazia.
Le auguro buona fortuna
Roberto Gugliotta