Da settimane la città di Messina è presente sulla stampa, anche su quella nazionale, con l’immagine peggiore di sé, senza che ciò produca reazioni eclatanti e induca a spezzare il consueto modo di operare.
Tentiamo una sommaria sintesi della situazione. Dissesto del territorio, acquedotti privi di gestione e manutenzione, indecorosa e onerosa gestione dei rifiuti, decoro urbano e verde pubblico dimenticati, sistema della mobilità stentato sono gli elementi che ancora una volta hanno relegato la città di Messina agli ultimi posti della classifica del Sole 24 Ore. È l’ennesima volta, e, purtroppo si da quasi per scontato.
Ma c’è anche dell’altro; ci sono tante distrazioni. C’è un’Amministrazione che sta dimenticando di essere il fulcro della Città metropolitana, e tra le dimenticanze non annoveriamo procedure o campagne elettorali, bensì i programmi per il territorio su cui questo baricentrico ente si dovrebbe fondare. C’è una situazione economico-finanziaria gravissima, e dopo due anni siamo ancora nel limbo dell’approvazione del piano di riequilibrio, che ora, ritenuto inadeguato, rinvia, di almeno un altro anno, l’accesso alle risorse del Fondo di rotazione nazionale.
E come se le risorse finanziarie e gli investimenti sul territorio non fossero dei bisogni impellenti, l’Amministrazione locale non segue l’iter di redazione del Masterplan per il Mezzogiorno e non ci si accorge che mentre gli altri sindaci delle Città Metropolitane siciliane, Catania e Palermo, vengono convocati dal sottosegretario De Vincenti per discutere dei progetti presentati, il sindaco di Messina resta a casa. Adesso, in modo figurativo, siamo nel Masterplan, ma per fare cosa? Per realizzare quali progetti? Li abbiamo formalmente chiesti. Abbiamo incontrato un componente della Giunta per dettagliare l’esigenza che cittadini e portatori di interessi siano consapevoli dei progetti a cui, senza alcuna consultazione, è stata attribuita priorità in termini di investimento e fabbisogno finanziario. A oggi, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
L’impietoso scenario viene completato dalle inchieste giudiziarie, che interessano non solo la società partecipata per la gestione dei rifiuti, ma anche i rappresentanti che siedono nel principale organo politico dell’ente locale.
Andiamo al punto. La città di Messina va totalmente rifondata, operando una profonda revisione, che sia gestionale, ma ancor prima morale. E questo è evidente, quasi banale nella sua ovvietà. Il punto vero è chiedersi e individuare come ciò possa essere fatto.
Il consiglio comunale, che, in rappresentanza dei cittadini, dovrebbe interagire con la Giunta sulle scelte per il territorio, è in buona parte delegittimato; i componenti indagati, infatti, mancano in questo momento della libertà e dell’autorevolezza necessaria ad interagire efficacemente con la Giunta.
Peraltro, l’Amministrazione comunale, nonostante i proclami, resta sorda alle richieste che provengono dai vari portatori di interesse e permane assente nel dialogo.
Intanto, la città continua a sprofondare tra le pagine dei giornali. Ciò avviene anche perché siamo al punto che solo tramite quelle si può comunicare. Vi ricorriamo anche noi, talvolta, come in questo caso,come estrema opzione, perché non vi sono altre vie; si tratta di un defaticante, quanto improduttivo,monologo.
Siamo convinti di esprimere l’urgenza, e il diritto, della cittadinanza e del sistema produttivo, chiedendo, ancora una volta, ai nostri amministratori di aprire le porte e attivare un dialogo vero, partecipato e fondato su elementi concreti. Non si tratta di una cortesia.
È un atto dovuto ai cittadini onesti che qui lavorano e resistono, che producono valore aggiunto reale e non assistito, nonostante degrado, servizi inefficienti, tassazione e burocrazia. I Messinesi hanno il diritto di avere alle spalle una classe politica e dirigente, che operi con responsabilità ed abbia come priorità assoluta l’interesse del territorio.