“E’ l’auto il motore della ripresa”. Questa la sintesi che un quotidiano economico italiano ha fatto con un titolo per un incontro tra i principali attori della filiera dell’automobile in occasione del Motor show di Bologna. I vari industriali italiani del settore, forti della produzione di 1,36 milioni di automobili, e puntando a 2,15 milioni di immatricolazioni (“livelli pre-crisi”) hanno anche chiesto che sarebbe opportuno un credito d’imposta per incentivare la ricerca. Produzione da far crescere -secondo loro- visto che il mercato tiene e che il parco auto italiano (37 milioni) è da svecchiare (9,11 anni l’età media nel 2014), ovviamente -sempre secondo loro- a vantaggio dell’ambiente e per rispondere al deficit della mobilità pubblica. Marziani? No, semplicemente capitalisti italiani: profitto e profitto e profitto, senza neanche pensare ai loro figli e nipoti che vivranno in un Pianeta sempre più invivibile. Non ci meravigliamo. E’ in linea con gran parte del capitalismo mondiale del settore (e non solo). Quelli le cui lobby stanno riuscendo a far fallire il COP21 di Parigi, come era già accaduto ai simili vertici precedenti. Capitalisti italiani con prospettive zero, dispensatori di fumo negli occhi per governanti intrisi e guidati dai loro uomini (basta scorrere le liste di deputati e industriali). Non c’è bisogno di grandi analisi per dare megafono alla voce quotidiana di ognuno di noi. Poveri e comuni mortali che viviamo in città sempre più invivibili per l’inquinamento essenzialmente dovuto alla tragica intensità delle automobili, dei loro scarichi (euro 4 o 5 o 6 o 7 o 8 che siano) e della loro presenza (occupazione) fisica; con amministratori incapaci che, tra l’altro, falsificano i dati delle rilevazioni ambientali imposte dall’Ue, pur di non certificare i loro fallimenti frutto di collusioni con questo mondo industriale. La nostra è la voce del cittadino-utente:
– che si ammala spesso ai polmoni (anche morendoci) in questo contesto,
– che ha il terrore a mandare i figli a scuola da soli anche se devono attraversare un solo semaforo,
– che passa ore e ore della sua vita imbottigliato nel traffico,
– a cui è negato l’uso della bicicletta per mancanza di piste ciclabili (mai preferite alla multi-corsie per le automobili),
– costretto a subire decine di migliaia di multe perchè non ha alternative all’uso dell’auto privata spesso violando il codice della strada perchè non ha alternative.
– che è costretto ad acquistare anche più di un’automobile per famiglia, pena mobilita’ ridottissima, e col risvolto di soldi non usati per altri benesseri famigliari e individuali.
La scienza ufficiale, fatta di parrucconi “venduti” e/o incapaci, cerca di foraggiare questo capitalismo assassino. La Società italiana di fisica (Sif) ha levato la propria firma dalla “Dichiarazione sui cambiamenti climatici” che 12 associazioni scientifiche italiane hanno preparato per la COP21: “non esistono le equazioni del clima -dice la sua presidente-. Ed io non mi trovo d’accordo con l’affermazione che il ruolo dell’uomo nel riscaldamento sia inequivocabile”. Posizione che altri scienziati che non fanno parte di questa corporazione hanno bollato come irresponsabile, ma che -evidentemente- viene presa in considerazione da chi promette benessere e qualita’ puntando sull’auto come motore della ripresa.
La conversione industriale -questi capitalisti- non sanno neanche cosa sia? Non lo sappiamo, ma lo ipotizziamo, visto che non la applicano convertendo parte delle loro aziende per produrre biciclette o mezzi di trasporto pubblico (semplificando ed estremizzando per rendere meglio il concetto). E, di conseguenza, far muovere le loro lobby perchè le amministrazioni costruiscano piste ciclabili e centuplichino gli investimenti per il trasporto pubblico. Questi capitalisti investono i loro guadagni, quando non li portano all’estero, solo sul loro tornaconto privato e sugli stipendi da capogiro per manager che riescono a far produrre strumenti di morte prossima ventura. Sembra che lo stato comatoso del nostro Paese e del nostro Pianeta (climatico ed economico, figlio del loro modello di sviluppo) non abbia loro insegnato nulla, nonostante i folli risvolti stragisti del 13 novembre parigino e quelli quotidiani in tutto il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Usa inclusi). O forse c’è ancora qualcuno che crede che le follie umane e politiche in atto si combattono solo con i bombardamenti (per chi ci crede) e non anche con la diffusione della qualita’ di vita e col benessere?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc