Se crolla il paradigma etico della giunta Accorinti, cos’altro rimane?

di Roberto Gugliotta

Pochi giorni alla fine del 2015, il sindaco di Messina si diverte: la rivoluzione dal basso ha scoperto la messinesità che è una fonte inesauribile di personaggi, aneddoti, curiosità, stili di vita. Se poi fra gli ospiti c’è persino un prete consigliere, elegante in una discreta giacca rosso natalizio, il gioco è fatto. La messinesità è un fiume di ricordi in piena e, come sostiene qualcuno, ha una grande virtù: non parla mai male dei professori, è come se vivesse in un mondo pacificato le cui uniche interruzioni ammesse sono solo i “consigli dal Sistema”. Il sindaco inaugura case, navi e fontane, gioca sotto ogni bandiera, è l’eroe indiscusso del popolo dei No Ponte, ma lasciatemelo dire è anche il re delle televendite. Ha ragione chi sostiene che si potrebbe confezionare una storia di Messina vista da Accorinti: in questi anni, il Sistema ha accompagnato il rapidissimo passaggio della nostra comunità da uno stato di arretratezza culturale ed economica all’attuale stadio di malessere diffuso, attraverso una serie di passaggi successivi. Di questo cambiamento la Messinesità è stata lo specchio, magari un po’ deformante; ma ha anche svolto una indubbia funzione di prefigurazione, legittimazione di modelli che, per la loro accessibilità, frequenza, piacevolezza, hanno finito con l’assumere lo statuto dell’ovvietà, della naturalezza. Di Renato Accorinti, appunto. Epperò oggi qualche ruga, più di una per la verità, deforma l’immagine del sindaco. I nodi arrivano al pettine. L’ultima bordata è di CapitaleMessina: "Non abbiamo mai lesinato critiche alla giunta Accorinti, sin dall’inizio del nostro percorso abbiamo espresso le nostre valutazioni, spesso negative, su tante scelte amministrative e politiche – esordisce così la nota firmata dal portavoce Gianfranco Salmeri – non per partito preso, ma perché abbiamo maturato, forse prima di altri, la consapevolezza della inadeguatezza di questa amministrazione di fronte alle grandi sfide necessarie alla rinascita della nostra città. Su un aspetto però siamo stati concordi rispetto alla vulgata cittadina: la buona fede e l’etica del sindaco Accorinti. Ora anche questa certezza comincia a traballare. – afferma l’associazione – Ci riferiamo ovviamente ai casi spinosi sollevati in questi giorni dalla stampa sulla selezione dei due dirigenti amministrativi e sul conflitto d’interessi dell’assessore De Cola. Relativamente al primo punto in esame, non ci addentriamo negli aspetti giuridici, già brillantemente esposti dalla consigliera Antonella Russo, che prefigurerebbero profili di probabile illegittimità, al netto dei quali, comunque, la vicenda puzza lontano un miglio di concorso "pilotato" – sostiene la nota dell’associazione politica – Per quanto riguarda il caso del progetto di Capo Peloro, riassumendo, i termini della questione sono i seguenti: nel 2000 viene presentato un piano per la riqualificazione di Capo Peloro, per un importo di circa 71 milioni di euro, da un pool di progettisti tra i quali risulta Sergio De Cola, attuale assessore all’Urbanistica della giunta Accorinti. Ebbene lo stesso De Cola, in questi giorni, si fa promotore secondo le cronache stampa, senza arrossire neanche un po’, di inserire quello stesso progetto tra quelli da sovvenzionare con i fondi del Masterplan per il sud. Tutto lecito dal punto di vista legale, ma dal punto di vista etico? – si chiede Salmeri – La correttezza di una Amministrazione non si dichiara, ma si dimostra con la linearità e trasparenza delle scelte amministrative. Al riguardo viene in mente il famoso aforisma di Pietro Nenni: a fare a gara a fare i puri troverai uno più puro… che ti epura, e se crolla il paradigma etico della giunta Accorinti, rimane poco altro”. Come sono lontani i tempi della campagna elettorale quando Accorinti annunciava ai messinesi "sono qui per dare voce agli ultimi, saremo tutti assessori, tutti sindaci, sarò un vostro servitore…". Fuori dai denti: in una città decente i servizi d’assistenza si darebbero da fare per trovare case meno fatiscenti per ospitare i poveri, o un sindaco farebbe chiarezza per diradare l’eventuale conflitto d’interesse di un suo assessore. Qui si va alla svelta. Molto. Troppo. Non credevo che la rivoluzione messinese fosse così. Sembrano notizie da un altro pianeta.