di Antonio Mazzeo
Ponte Sì o Ponte No, il progetto a Capo Peloro prima o poi lo farò. Ha destato più di un malumore la decisione dell’amministrazione comunale d’inserire tra i 12 principali interventi del Masterplan della Città Metropolitana di Messina per il biennio 2016-2017 il Piano di riqualificazione del Pilone di Capo Peloro, redatto dallo studio di progettazione dell’odierno assessore all’urbanistica, alla protezione civile e ai lavori pubblici, l’ingegnere Sergio De Cola, con la collaborazione della Buffi Associes e dell’architetto Pier Paolo Balbo di Vinadio. C’è chi ha espresso dubbi sull’opportunità politica del provvedimento e chi ha persino paventato conflitti d’interesse per la duplice funzione dell’assessore-coprogettista, mentre più di un ambientalista ha denunciato l’insostenibilità ecologica e paesaggistica di un progetto che impatta una delle aree “protette” più fragili del messinese, la Riserva naturale orientata della Laguna di Capo Peloro, compresa tra i due laghi di Ganzirri e Punta Faro.
Oggi si scopre che quel discutibile piano di “riqualificazione” a firma De Cola & C., era stato inserito pure dalle società chiamate a progettare e realizzare il famigerato Ponte sullo Stretto tra le maggiori opere “compensative” a favore del Comune di Messina. Scongiurato (sino ad oggi) l’ecomostro tra Scilla e Cariddi, l’amministrazione guidata dal superattivista No Ponte Renato Accorinti si è intestata il Piano del Pilone di Capo Peloro che le precedenti giunte di destra, centro-destra e centro-sinistra avevano sostenuto, sponsorizzato e finanche proposto alla Società Stretto di Messina, Impregilo e socie in cambio della propria collaborazione alla realizzazione del Ponte.
La relazione descrittiva sulla fattibilità delle opere compensative a Capo Peloro è consultabile negli innumerevoli faldoni del Progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina a cura del pool d’imprese Eurolink S.C.p.A. (Impregilo mandataria, Società Italiane per Condotte d’Acqua, C.M.C. di Ravenna, Sacyr, IshikawaJima-Harima Heavy Industries e A.C.I. S.C.P.A. – Consorzio Stabile, mandatarie). Datata 20 giugno 2011, l’emissione finale è stata redatta e verificata da tale Cancellieri e “approvata” dall’ingegnere Pagani di Milano, “progettista” per conto di Eurolink. Piano particolareggiato di Capo Peloro è la denominazione dell’intervento programmato con le opere di compensazione ambientale e paesaggistica sul versante siciliano. “Il P. P. E. prevede la realizzazione di un parco pubblico attrezzato con il recupero in termini di archeologia industriale del sistema Pilone-Torri di Contrappesatura del dismesso elettrodotto aereo dello Stretto, con interventi a carattere pubblico e privato”, riporta la relazione dei progettisti del Ponte. “Le opere compensative che si intendono realizzare sono le opere pubbliche in elenco: nuova viabilità di collegamento tra la strada comunale Granatari e la via Marina di Fuori; sistema dei parcheggi pubblici a raso; servizi ingresso al parco; sistemazioni a verde del parco tematico (mq 49.500); restauro e riuso delle ex Torri Morandi di contrappesatura dell’elettrodotto aereo dello Stretto; tre edifici di nuova edificazioni destinati a musei-laboratori; servizi di quartiere (polizia, servizi sociali); impianti a rete a servizio delle aree interessate; riconfigurazione della base dell’ex Pilone ENEL per servizi per il tempo libero legati alla fruizione del mare; acquario sommerso gorgo di Cariddi – visite a piccoli gruppi (max 20 persone) – raggiungibile dalla spiaggia con un piccolo battello di servizio”. Che si tratti senza alcun dubbio proprio del progetto a firma dello Studio dell’assessore Sergio de Cola, vincitore nel 2000 del Concorso europeo di idee per la riqualificazione ambientale e funzionale dell’area di Capo Peloro indetto dal Comune di Messina, è provato dalla descrizione di altre “caratteristiche tecniche” dell’intervento cantierabile e finanziabile – secondo il general contractor – con i soldi del Ponte. “Gli interventi pubblici previsti con le opere compensative prevedono pure il museo dell’attraversamento dello Stretto; servizi ingresso/autobus (accessi perimetrali dalla via Marina di Fuori ed in prossimità del Faro); aree esterne pavimentate, percorsi interni, verde tecnico; viale-piazza e tensostruttura (spazio collettivo pubblico, di successiva realizzazione, essendo condizionato dalla costruzione del complesso albergo/centro congressi); musei laboratori (edifici di nuova realizzazione): sezione umanistica con spazi espositivi interni ed esterni; laboratori di restauro; archivio e depositi, spazi didattici, commerciali ecc.; sezione scientifica e/o acquario con percorsi didattico naturalistici, visione diretta in vasche di esemplari di specie marine mediterranee, esposizione di modelli in scala, archivio e depositi, spazi commerciali o, in alternativa, realizzazione dell’Acquario dello Stretto; sezione etnoantropologica per l’esposizione delle diverse tipologie di barche tradizionalmente usate per la pesca e delle attrezzature; sale per proiezione di filmati, mostre fotografiche tematiche, ecc; laboratori/officine, depositi, spazi commerciali e di ristoro/degustazione”. Nel paragrafo relativo alle attività complementari ed integrative di interesse pubblico, il documento Eurolink prevede inoltre la riconfigurazione del basamento del Pilone per la “diretta fruizione del mare (balneazione, scuola di vela, surf, canoa, sub e relativi sevizi e depositi, bar-ristoro, allestimenti temporanei diversi, mostre, esposizioni”; mentre per le funzioni e le attività del sistema costiero di realizzazione privata, si prefigura il “riuso del Forte degli Inglesi, in atto in gestione alla Fondazione Horcynus Orca, sede di rappresentanza del parco, centro informazione, divulgazione multimediale su tematiche scientifiche e letterarie, ecc.”.
Un affaire per imprenditori privati e università da privatizzare
Nell’illustrazione dell’intervento “compensativo” di Capo Peloro, i superprogettisti del Ponte riproducono alla lettera le idee guida del Piano del Pilone con cui la famiglia dell’assessore De Cola, l’ingegnere Antonella Versaci e gli architetti Jan-Pier Buffi e Pier Paolo Balbo di Vinadio ottennero il 1° premio al Concorso europeo del Comune di Messina. “Gli interventi si inseriscono in un ambito che comprende il terminale settentrionale del crinale dei peloritani, il territorio dei pantani di Ganzirri e Faro e naturalmente, la punta con l’abitato di Faro”, vi si legge. “Una dimensione che ricomprende e coinvolge tre sistemi lineari: dei crinali; di costa; intercostiero. L’infrastrutturazione generale di questo sistema è certamente a terra sulla linea di costa, e di mezza costa, ma può essere integrato da un servizio (soprattutto a fini turistici) via mare coinvolgendo così anche la sponda calabrese (Scilla e Bagnara), traducendo in rotte precise la triangolazione virtuale degli assi della misura urbana”.
Per i fautori del Ponte, Capo Peloro deve essere trasformata da area degradata a luogo simbolo di più valenze. “L’area a disposizione è di per sé luogo particolarissimo con elevata vocazione a sostenere un ruolo urbano ed ambientale di primo piano per Messina. La soluzione non sta nel riempire di normali funzioni urbane aree che erano specialistiche (industriali o difensive), colmando un vuoto con quantità omogenee alla città normale, magari migliorando i suoi standard e le sue dotazioni di verde e servizi, ma di creare una nuova centralità, che abbia l’ambizione di autosostenere se stessa innescando un processo emancipativo del luogo e di tutti gli attori imprenditoriali e culturali”.
I progettisti fanno propria la formula del cosiddetto Parco tematico. “I due principi, della contaminazione tra generi (letterario-culturale e scientifico-ambientale; divertimento-gioco e consulenza-lavoro) e della unione tra Soggetti istituzionali e imprenditoriali (come ad esempio le Università di Messina e Reggio Calabria e operatori privati) è l’idea guida del programma di riqualificazione di Capo Peloro. L’attuale attività avviata dal Parco Letterario Horcynus Orca nel Forte degli Inglesi, sulla linea dei Parchi letterari concepiti da Stanislao Nievo, ne costituisce indubbiamente il germe, l’atto fondativo. L’idea è stata sviluppata sino alla dimensione conforme per raggiungere le sinergie adeguate ad una realtà come quella dello Stretto e di Capo Peloro, mettendo insieme tutte le risorse disponibili, quelle dei diversi Atenei Universitari, convergenti in un Polo di Eccellenza dello Stretto territorialmente esemplare e quelle della Imprenditoria culturale e turistica”.
Asse principale del Piano, la linea immaginaria che congiunge il Pilone all’edificio delle Torri Morandi. “Su tale direzione si costruisce un viale/piazza, spazio collettivo pubblico, sovrastato da una tensostruttura che restituisce la connessione tra Pilone e Torri”, aggiunge il documento. “I nuovi cavi portano un velario trapezoidale nella cui divaricazione si scopre progressivamente il grande traliccio del Pilone (emergenza verso il cielo del Capo Peloro) e si determina uno spacco di luce sul viale. I nuovi cavi si ammarano a mare in corrispondenza del gorgo di Cariddi – acquario sommerso pensato in occasione del concorso di idee e che il Piano, non potendo formalmente normare, comunque suggerisce e ripropone. Sul margine nord del viale si attestano tre edifici destinati a musei-laboratori mentre un albergo con annesso centro congressi realizza la testata terminale. Le zone marginali ovest e sud dell’area interna sono destinate a parcheggi pubblici e di pertinenza dell’albergo-centro congressi posti all’interno del Parco. Un percorso pedonale e di servizio, ad andamento sinusoidale con fulcro nel Faro di Capo Peloro, attraversa l’area interna e rimanda all’area della punta”.
I signori del Ponte chiudono la descrizione delle opere “riqualificative” di Capo Peloro elencando gli interventi ipotizzati dal PPE di iniziativa privata, precisando comunque che “gli stessi, non sono ovviamente ricompresi tra le opere compensative richieste”, anche se “una volta avviate le procedure per la concreta realizzazione della parte pubblica è intenzione dell’Amministrazione avviare procedure di progetti di finanza per la loro realizzazione”. Si tratta nello specifico della “nuova costruzione” di una struttura alberghiera per 200 posti letto e di un centro congressi per 600 posti, con servizi di editoria e tipografia; un lido balneare e servizi annessi presso gli ex capannoni “Seaflight”; due parcheggi privati pertinenziali (il primo interrato di 3.603 mq e il secondo a raso di 1437 mq). “La scelta progettuale, contenuta nel PPE, di liberare l’area circostante il Forte degli Inglesi e conseguentemente di demolire l’edificio dell’ex Tiro a volo ed il corpo di fabbrica ad esso antistante, verrà attuata solo in una fase successiva alla realizzazione delle strutture idonee per lo svolgimento delle funzioni cui sono destinati detti edifici”, concludono i progettisti Eurolink.
In allegato al piano, un dettagliato quadro delle spese previste per gli interventi (valore complessivo 54.276.500 euro): 14.766.300 euro per le espropriazioni di terreni e fabbricati; 13.013.075 per i musei-laboratori; 6.050.000 per le finiture parziali alla base del Pilone; 2.553.600 per le Torri Morandi; 1.881.200 per i parcheggi a raso; 1.500.000 per l’acquario sommerso; 1.475.400 per piazzali ingresso e vasche; 1.160.000 per la strada di collegamento; 990.760 per il verde attrezzato a parco tematico; 900.000 per gli impianti a rete; 701.000 per i percorsi pedonali; 540.000 per l’asilo e i servizi sociali; 485.000 per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; 375.000 per i servizi d’ingresso; 360.000 per la stazione di polizia e il pronto soccorso; 175.000 per i collaudi; 170.000 per i piani particellari di esproprio; 60.000 per i sondaggi geognostici e le relazioni geologiche; 24.000 per i box ingressi. In chiusura gli importi previsti per la progettazione definitiva ed esecutiva del Piano (1.030.000 euro) e gli oneri per la direzione e la contabilità lavori (790.000). Stando all’articolo 13 del bando del Concorso europeo di idee per la riqualificazione ambientale e funzionale di Capo Peloro, indetto dal Comune di Messina nel 1999, “l’Amministrazione si impegna a conferire al 1° classificato l’incarico inerente la progettazione esecutiva all’atto dell’ottenimento delle necessarie concessioni demaniali e dei finanziamenti dell’opera”. Cioè, oggi, la giunta Accorinti-De Cola allo studio De Cola.
Come svincolarsi dai vincoli ambientali
Pur ritenendo le opere compensative di Capo Peloro “coerenti con la delibera del CIPE del progetto preliminare del Ponte sullo Stretto”, il Piano predisposto da Eurolink segnala tutta una serie di criticità di ordine tecnico ed ambientale. “Le fasi critiche dell’iter progettuale sono rappresentate dalla concertazione con gli enti terzi proprietari o concessionari di aree interessate dal progetto e dall’affiancamento della amministrazione da parte del progettista nella fase di concertazione per il perfezionamento della soluzione progettuale atta a ridurre i conflitti di competenza”, si spiega. “L’intervento ricade inoltre in zona soggetta a vincolo paesistico e archeologico e ad altri vincoli ostativi alla sua realizzazione (sono interessate dalle disposizioni della L.R. 78/76 art. 15; parte delle aree costiere interessate ricadono in zona B di riserva istituita con D.A. n. 437/44 del 21 giugno 2001; il Forte degli Inglesi, bene di rilevante interesse storico-artistico, è sottoposto a tutela ex Legge 1089/39 ed individuato come Zona A1 nel P.R.G. vigente”. Relativamente alla conformità agli strumenti urbanistici e di programmazione i progettisti segnalano che l’intervento in oggetto non è stato inserito all’interno della variante al PRG del Comune di Messina, approvata con DDR n. 686/2002 e 858/2003, per cui sarà necessario adottare preventivamente la “procedura di variante allo strumento urbanistico secondo le disposizioni del DPR 327/01 e sue s.m.i. e L.R. 71/78 e sue s.m.i.”. Infine, il progetto dovrà anche “essere soggetto a V.I.A. – valutazione incidenza ambientale – regionale”. Chissà se con la riproposizione nel Masterplan metropolitano dell’insostenibile Piano di riqualificazione di Capo Peloro, vecchi progettisti e nuovi assessori avranno risolto le criticità e “disciolto” i vincoli ambientali…
“Negli ultimi trentacinque anni, Messina e l’area dello Stretto sono state illuse da una falsa promessa di sviluppo che si chiamava Ponte sullo Stretto, opera inutile, costosissima e devastante che da sempre abbiamo avversato”, riportava l’amministrazione Accorinti nel documento di accompagnamento dell’Agenda Messina sulle priorità infrastrutturali, redatto nell’agosto 2014. “Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2013 – aggiungeva l’amministrazione comunale – la Stretto di Messina S.p.A. è stata posta in liquidazione ai sensi dell’art. 34 decies del DL 18 ottobre 2012 n. 179 (convertito con modificazioni dalla L. 17 dicembre 2012 n. 221). Le opere compensative per la città di Messina concordate con la società prevedevano finanziamenti per 231 milioni di euro (giusta nota 1467 del 22/12/2010 inviata all’Amministrazione pro tempore). Sempre nella legge n°221/2012, il comma 6 dell’art. 34-decies recita che la società può essere autorizzata, previa approvazione dei progetti definitivi da parte del CIPE e di intesa con le regioni interessate, ad eseguire lavori infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte, ricompresi nel progetto definitivo generale. Si chiede pertanto che gli importi originariamente previsti per le opere compensative siano utilizzati per la realizzazione di alcune di quelle, inserite nel Progetto definitivo del Ponte, che si ritengono di particolare rilevanza per lo sviluppo infrastrutturale, economico e sociale della città di Messina …”. Tra le (ex) opere compensative, riesumate dalla giunta Accorinti, non poteva mancare ovviamente il leit motiv di tutte le amministrazioni succedutesi negli ultimi 16 anni, il Piano Particolareggiato di Capo Peloro (quello redatto dai vincitori del Concorso europeo di idee previo affidamento con delibera di Giunta n. 47 del 12 marzo 2003), per un importo lavori previsto di 56.990.325 euro. “Nuova viabilità di collegamento tra la strada comunale Granatari e la via Marina di Fuori, sistema dei parcheggi pubblici a raso, servizi ingresso al parco; sistemazioni a verde (mq 49.500), restauro delle ex Torri Morandi di contrappesatura dell’elettrodotto aereo dello Stretto; tre edifici di nuova edificazione destinati a Musei – laboratori, servizi di quartiere, impianti a rete a servizio delle aree interessate dagli interventi; riconfigurazione della base dell’ex Pilone ENEL per servizi per il tempo libero legati alla fruizione del mare, acquario sommerso denominato gorgo di Cariddi”. Cambiano i maestri e gli orchestrali ma la musica è sempre la stessa.