Il dilemma: piegare la schiena per vivere o tentare di vivere?

Lavorare è sempre stato un bene prezioso, ma mantenere il lavoro, fare in modo che non si esaurisca per errori, mercato, inefficienza, crisi o altro richiede un impegno enorme. E coraggio. Soprattutto quando l’altro è la mafia, è la sanguisuga delle forze, delle volontà. Denunciare e vivere da solo, semi abbandonato dalla società (lo stato in questo non serve), con il rischio della propria vita e di quelli che ti sono vicini, o piegarsi e aspettare che la sanguisuga smetta si succhiare? Il dramma, per chi denuncia, è doppio: davanti alla mafia, davanti agli altri che non lo fanno e guardano con invidia e compatimento. Un dramma appunto.

Fin tanto che lo Stato rimarrà il grande assente ingiustificato, e che la Giustizia, intesa come forza, coesione,legalità, certezza, garanzia, protezione, indipendenza, incorrutibilità non sarà tale, e queste scelte continueranno a essere scelte individuali, con conseguenze individuali, parlare di coraggio diventa ideologismo. La solidarietà va comunque anche agli "omertosi" che scelgono il silenzio per paura, Dramma è la parola scelta ed è quella che esprime al meglio la complessità di un fenomeno che solo pochi conoscono da vicino. Forza e organizzazione criminale a confronto con forza del diritto e della legalità. Vince quella più organizzata e sopratutto più indipendente.

Giovanna Cardile