Una legge sulle unioni civili in ritardo di vent’anni, già affossata un decennio fa e, in questa legislatura, bloccata dall’ostruzionismo in Commissione da oltre due anni. Una legge la cui assenza costituisce violazione della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e della stessa nostra Costituzione, come affermato a più riprese dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dalla Corte Costituzionale. Una legge che solo a menzionarla ingenerava espressioni di disprezzo e odio dalla parte più intollerante e ignorante del Paese.
Promossa da un partito che da solo non ha la maggioranza al Senato, il Partito Democratico, la legge non può passare senza i voti di parte delle opposizioni, a meno di non volerla annacquare ulteriormente per approvarla con la coalizione governativa, composta anche da partiti "cattolici". La disponibilità del Movimento 5 Stelle a votare la legge "così come è" convince il PD a fare quello che raramente fa: evitare ulteriori compromessi e giocarsela in Senato contando su una maggioranza trasversale.
Approdata finalmente in aula, i contrari alzano la consueta barriera di migliaia di emendamenti fotocopia, molti prodotti da un ingegnoso algoritmo di Calderoli, da discutere e votare uno ad uno, con oltre cento votazioni segrete. Dicono che non è ostruzionismo, ma tutela del "parlamentarismo" e della "dignità" dei Senatori. Di fatto, una sperimentatissima ricetta per affossare qualsiasi legge, un film visto e rivisto innumerevoli volte al Senato. Basta infatti un voto contrario nel segreto dell’urna, per errore o per giochi politici, e la legge rischia di morire per sempre. I promotori rispondono con il "canguro", ovvero un sistema di votazione che permette con un unico voto di esprimersi su emendamenti analoghi. Se dieci emendamenti differiscono solo per l’uso della punteggiatura, sarà sufficiente un solo voto per accoglierli o respingerli in blocco.
L’ago della bilancia è il M5S. Proprio grazie a quella loro disponibilità, la legge era uscita dalle secche della Commissione. Ieri però i grillini si sono trovati di fronte ad una scelta tremenda: far passare la legge, appoggiando il "canguro" per superare l’altrimenti insuperabile muro di emendamenti e voti segreti; oppure far prevalere l’odio che nutrono per il PD, giocando di sponda con la Lega. All’ultimo momento optano per quest’ultima, schierandosi contro il "canguro" e quindi – visti i meccanismi e la storia del Senato – contro la legge così come è. I promotori della legge saranno ora costretti a trovare una diversa maggioranza per assicurare il passaggio della legge. Ma per coalizzare una diversa maggioranza, dovranno in tutta probabilità stralciare la cosiddetta stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner, l’aspetto più avanzato di una legge costituzionalmente necessaria. Senza l’adozione, non solo rimane una intollerabile discriminazione tra coppie omo ed etero, ma i figli che – di fatto – già oggi hanno due genitori dello stesso sesso continueranno ad avere tutele legali nei confronti di uno solo di essi. Toccherà all’elettore giudicare su torti e ragioni di quanto accaduto. Chi scrive non ha dubbi: l’odio è la negazione del parlamentarismo, della democrazia e, in questo caso, anche dei diritti fondamentali dell’uomo. Forse sarebbe stato consigliabile, per una volta, far prevalere l’amore per i diritti anche a costo di doverlo fare insieme all’odiato nemico.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc