Tutta la sfiducia è una grossa bugia

di Roberto Gugliotta

Più rissosi di un derby. Con più colpi bassi di quanti se ne scambiano due candidati in campagna elettorale. E con una conclusione inevitabile: ognuno resterà arroccato sulle sue posizioni senza possibilità alcuna di mediazione. È il risultato che si ottiene quando per un caso fortuito o per una evitabile disgrazia al Comune di Messina si parla di sfiducia – Accorinti. Un pezzo degno del miglior Totò! I consiglieri comunali cominciano a parlare di se stessi, dei rispettivi rapporti, dei ruoli in famiglia e nel lavoro e nella società. È una guerra che non fa prigionieri, che non conosce armi proibite né possibilità di armistizio. In genere gli accordi si trovano (anche turandosi il naso). Nel calcio si può essere amici anche dopo essersi picchiati duro durante tutta una partita. Ma i rapporti fra consiglieri comunali sono un mondo a parte che non conosce regole né alleanze: solo schieramenti frontali. Un mondo dove il dialogo inizia civilmente e continua a sciabolate, dove si mescolano ideali e pregiudizi, convinzioni personali e solidarietà di genere, cliché e ruoli imposti dal dosaggio ormonale che segna le differenze biologiche. Messina soffre la crisi e loro giocano. Metti una sera a cena. Metti che l’atmosfera sia quasi idilliaca e blandamente rallegrata da vino e birra. Metti che l’argomento cada inavvertitamente sui rapporti fra i gruppi e Giunta, sulle differenze di genere o anche solo sull’ultima novità che riguarda il Prg: l’idillio si sbriciolerà come una bolla di cristallo e inevitabilmente si avranno fratture degne della faglia geologica che attraversa la California. Ovvero: la tempesta dopo la quiete. Sarà la catastrofe. Si formeranno – e sarà come negli esperimenti pavloviani: a stimolo segue risposta – due o più schieramenti opposti, compatti, indistruttibili. Da una parte gli oppositori della sfiducia al sindaco, amici, fratelli, ammiratori, compagni, dissidenti e sconosciuti che si saranno aggregati al gruppo per difendere a spada tratta la virilità del loto ruolo istituzionale e il genio della politica. Dall’altra chi vorrebbe liberare la città da questo impaccio, consiglieri comunali che avranno superato d’un colpo le reciproche rivalità per unirsi in comunione nella voce unica della sfiducia, depositaria del miracolo della vita e agnello sacrificale di secoli di oppressione. A quel punto, a schieramento avvenuto, non ci saranno più vie d’uscita: tutti reciteranno il proprio ruolo e qualcuno si scoprirà diverso da come pensava di essere (a danno soprattutto degli equilibri di alleanza che saranno messi a dura prova). Accorinti sì, Accorinti no. Ci sarà il reazionario maschilista che non aspettava altra occasione per sfoderare i risultati delle sue ultime ricerche in materia di dissesto economico; ci sarà il progressista che da sempre combatte le sue battaglie a fianco delle donne, che ha firmato tutti i referendum che dovevano essere firmati e che all’improvviso sciorinerà affermazioni che nessuno credeva possibili: “Avete voluto la rivoluzione dal basso? Ora non potete lamentarvi che non ce la fate a fare gli orari pesanti. Avete voluto entrare in Consiglio comunale? Non potete rompere le scatole al segretario generale perché temete la commissione notturna. E poi è acclarato: i messinesi sono più fragili, hanno un equilibrio precario. Sapete che il settanta per cento dei disturbi da ansia e depressione è buddace? Ci sarà la posizione ufficiale del dissenso costruttivo. Il fronte compatto della sfiducia figlia dell’antipolitica inveirà contro i rispettivi amici, fratelli e compagni rivendicando la differenza fra i generi e la parità fra i sessi, le battaglie combattute contro l’oppressione socio-culturale e l’infondatezza delle ricerche scientifiche citate – “Fra i buddaci c’è più depressione? E fra gli onorevoli romani aumentano i casi di schizofrenia!”. Uno citerà il dogma che caratterizza “la specie umana di genere maschile” (ostentando una smorfia di disgusto), l’assioma per cui ogni onorevole eletto per grazia ricevuta è inevitabilmente affetto dalla sindrome da CSM: “sapete parlare solo di Calcio, Sesso e Motori”. Giocate a bocce, andate a pescare ma non occupatevi di Noi. A quel punto non ci sarà più ancora di salvezza e sarà inutile protestare che Accorinti gongola mentre il Consiglio litiga. E la sfiducia sbandierata? L’amena chiacchierata sarà diventata una guerra fatta di richiami politici e colpi bassi, una lista confusa di recriminazioni e dichiarazioni in cui si mescolano il ricordo delle personalità geniali della storia e gli slogan sessantottini, la rivendicazione che “il posto in Consiglio è mio e lo gestisco io” e quella tesi che “gli ex consiglieri che oggi dicono di volere le dimissioni dell’intero Consiglio sono invidiosi perché non possono stare loro al Comune” e l’accusa che “i sindaci sono tutte uguali…”. E qui qualcuno suonerà il gong. Giusto in tempo per evitare la guerra civile nell’attesa della prossima elezione. Dove li ritroveremo chi a destra, chi a sinistra, chi a comando di una improbabile rivoluzione di costumi. E aggiungo che non è nemmeno colpa loro. Se anche i giornalisti ritenuti importanti scrivono che sono star, loro si regolano come pensano faccia una star, fuori la mercanzia e un paio di squittii. Questa è la sfiducia generalista: regolamento dei conti di ieri e chissenefrega dello schifo che abbiamo davanti agli occhi.