di Roberto Gugliotta
Quando ho appreso la notizia che questa città sarà il simbolo per la lotta alla mafia con tanto di istituzioni in prima fila… confesso che la disperazione ha preso il sopravvento. Una deflagrazione improvvisa dell’animo, un baratro che si è aperto per quindici minuti e che ha trascinato giù tutto per poi richiudersi su un’apparente normalità. Un breve black out, al termine del quale non è rimasto spazio per stati di obnubilamento, di reminiscenza, di blocco. Al contrario, una lucidità totale. Penso ai concorsi universitari, al delitto del professore Matteo Bottari, alle inchieste giudiziarie finite nel nulla, penso ai giovani senza speranza, ai tanti paladini stipendiati…Prima la difficoltà di capire la malattia – la diversa onestà – che nessuno conosceva, il tragitto infinito da un "medico" all’altro senza ricavare soluzioni ma ottenendo spesso incomprensioni, solitudini, disinteresse, incompetenza, mancanza di umanità. Poi la consapevolezza di una situazione che si fa sempre più dolorosa e sempre più schiacciante per le famiglie. Messina è l’intrico di amore e di disperazione. È impossibile rievocare senza lacrime la memoria del mio racconto, dopo aver patito un dramma immenso e dopo aver cercato giorno e notte (le notti erano insonni) una soluzione. Il mio dolore lo tengo nascosto sotto un velo di sofferenza atroce e indescrivibile.