RISANIAMO LA SANITÀ E IL PAESE CHE NON VA

I dati del Rapporto di Transparency Italia, Censis e Ispe-Sanità sulla “malasanità” – presentati oggi a Roma e commentati dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone che ha definito la Sanità “terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma” – confermano quello che diciamo da anni. Se non sconfiggiamo, corruzione, evasione e inefficienze in ogni dove siamo destinati a restare al palo come Paese sia a livello economico che sociale. Questo il commento del presidente Manageritalia Guido Carella.

Inutile – continua Carella – chiedere sacrifici sempre più insopportabili sotto ogni punto di vista a una fetta del Paese, soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche professionisti e imprese sane, per tappare falle in uno Stato e un sistema Paese che così non va proprio. In questo modo si ledono solo i diritti di chi fa e ha sempre fatto il suo dovere e non si pongono le basi per cambiare davvero registro. La “ruberia” certificata oggi dai dati commentati dal presidente Cantone equivale a una pesante finanziaria che paghiamo tutti gli anni. E la Sanità è solo uno dei settori della spesa pubblica, seppure probabilmente quello più ricco e fuori controllo. Ma tanti altri ce ne sono. E la spesa pubblica, improduttiva e distorta nei suoi fini, insieme all’evasione fiscale valgono centinaia di miliardi di ruberie e sprechi ogni anno. Proprio quei soldi che mancano al paese per poter avviare un vero New Deal fatto di legalità, merito, concorrenza vera e sviluppo.

<<Ne paghiamo – chiude Carella – tutti le conseguenze e dobbiamo spronare la politica perché si agisca per sconfiggere questi fenomeni illegali e distorsivi del vivere civile. Certo poi anche noi cittadini, tanti o tutti, dobbiamo fare la nostra parte: pretendere che chi ha la responsabilità istituzionale faccia fatti e non parole, ma anche ognuno nel proprio ruolo agire legalmente e combattere questi fenomeni. Una responsabilità e dovere dei singoli e della collettività. Perché lo Stato siamo anche e soprattutto noi>>.