Cambiamo Messina dalla Toscana

Quanto accaduto con l’avvicendamento di Patrizia Panarello e Tonino Perna con Luca Eller Vainicher e Daniela Ursino, rappresenta di certo uno “smottamento” nella rappresentazione estetica dell’amministrazione Accorinti. Ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che venga meno un’anima movimentista sostituita da una più tecnica. In realtà, si tratta dell’inveramento esplicito di quanto da noi sostenuto da tempo e cioè che le motivazioni che avevano spinto prima un piccolo gruppo e poi una città intera a sognare un cambiamento radicale, un cambiamento dal basso, erano state accantonate rapidamente dopo l’elezione a Sindaco di Accorinti.

Ha probabilmente ragione il Sindaco quando dice che “loro sono diversi dalla politica tradizionale”. Infatti sono peggiori. Rappresentano una involuzione del sistema dei partiti. Nel sistema dei partiti è, in genere, abbastanza chiara la composizione governativa e l’equilibrio delle forze politiche e sociali che la determinano. Nel caso della Giunta Municipale messinese rimangono oscuri i luoghi nei quali le decisioni vengono prese e le persone che siedono ai tavoli dove queste vengono assunte.

Quanto accade con l’esperienza accorintiana, infatti, è che parti del potere politico, economico, professionale, culturale della nostra città si appropriano direttamente dell’amministrazione. Non hanno bisogno di passare dalla fatica della rappresentanza politica. Se ne impadroniscono. Interpretando alla lettera la verticalizzazione insita nell’elezione diretta del Sindaco, Accorinti si sente l’unico depositario della rappresentanza e concede il comando senza passare attraverso alcun consenso e controllo democratico. Accade, così, che il Segretario/Direttore Generale scelga un gruppo di formatori per l’Ente e poi il capo dei formatori finisca per sostituire l’assessore al Bilancio e vicesindaco, che fino a quel momento era stato considerato l’uomo più influente della Giunta.
Non abbiamo creduto neanche per un solo istante all’ingenuità di Accorinti e del suo “giro”. A ben vedere, la furbizia nei comportamenti e l’ambiguità dei meccanismi di funzionamento sono sempre state evidenti a chi avesse gli occhi per vedere. Così come quella estetica dei comportamenti che ha consentito al pacifista di maniera di mantenersi interno a circuiti di movimento e associazionisti, facendo l’antimafia senza aver mai mosso, da Sindaco, un dito contro la mafia, l’ambientalista senza aver mai fatto nulla che fosse in suo potere per fermare la devastazione del territorio, propugnatore dei beni comuni, sconoscendone anche il significato.

Quella scaltra ingenuità è stata per oltre due anni interpretata da Guido Signorino, che a molti era apparso come il vero Sindaco della città, laddove Accorinti si dedicava solo ad aspetti estetici di contorno. All’ombra di Signorino e della sua capacità di svangarla ogni volta, riuscendo a farsi votare i documenti finanziari più spinosi dal Consiglio Comunali, alcuni assessori e il Sindaco stesso hanno avuto la possibilità di continuare a far finta di essere degli ingenui attivisti ambientalisti e pacifisti. Il tempo ha, però, evidenziato l’incapacità di Signorino di gestire i passaggi fondamentali del percorso che si erano dati ed egli stesso ne è stato travolto. Incapace di assumersi la responsabilità degli errori commessi ha accettato una umiliante marginalizzazione pur di restare nelle stanze del potere.

Cosa accadrà nei prossimi giorni non è ancora chiaro. Non sappiamo ancora a quale livello si siano svolte le interlocuzioni e gli accordi con ambienti del PD e non sappiamo, quindi, se siamo davanti ad un passaggio di fase strutturale ovvero davanti ad un tentativo disperato di sopravvivere ancora un po’. Di certo il re è nudo e quello che un tempo abbiamo chiamato cambiamento dal basso, sognando anche l’autogestione degli ultimi, si è trasformato nell’irruzione dell’alto nella stanza di Renato Accorinti.
l Consiglieri Comunali
Nina Lo Presti
Luigi Sturniolo