Non se ne è parlato molto, anzi diremmo punto, ma insieme al referendum NO TRIV, per il quale è indetta la consultazione domenica prossima, le 10 Regioni promotrici ne avevano presentati altri cinque. Ne scriviamo perchè ci poniamo degli interrogativi sui motivi per i quali le Regioni si sono fatte animatrici dell’iniziativa referendaria.
Gli altri 5 quesiti referendari sono:
1. abrogazione della dichiarazione di strategicità, indifferibilità e urgenza delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi (articolo 38, comma 1, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia», vale a dire del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164); 2. abrogazione della nuova procedura di approvazione del cosiddetto «piano delle aree» di estrazione degli idrocarburi (articolo 38, comma 1-bis, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia»); 3. abrogazione della nuova disciplina sulla durata delle attività autorizzate dal nuovo «titolo concessorio unico» (articolo 38, comma 5, del cosiddetto «decreto Sblocca Italia»); 4. abrogazione del potere sostitutivo dello Stato di autorizzare, in caso di rifiuto delle amministrazioni regionali, le infrastrutture e gli insediamenti strategici, inclusi quelli necessari per trasporto, stoccaggio, trasferimento degli idrocarburi in raffineria e altre opere strumentali per lo sfruttamento degli idrocarburi medesimi (articolo 57, comma 3-bis, del cosiddetto «decreto Semplifica Italia», vale a dire del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35); 5. abrogazione del potere sostitutivo dello Stato di autorizzare, senza concertazione con le regioni, le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi (articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239).
Di cosa si tratta? In sostanza le Regioni contestavano il Governo centrale perchè si appropriava di alcune competenze che prima erano concertate con le Regioni o di competenze delle Regioni stesse. Con la legge di Stabilità 2016 sono state modificate (potremmo dire assorbite) le leggi sottoposte ai cinque referendum, per cui L’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione ha respinto i cinque quesiti referendari. Ne rimane, cosi’, uno quello cosiddetto NO TRIV, sul quale abbiamo alcune perplessità. In conclusione, ci poniamo una domanda: i referendum sono stati promossi per tutelare l’ambiente o per aprire un conflitto di attribuzione di poteri tra Stato e Regioni?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc