di Diego Costa
Il mio amico Davide è indignato per la scarsa affluenza al referendum… E’ l’Italia, caro amico mio. Un Paese che esercita nel nulla la sua voglia di cambiare. Il nulla delle parole, sfogliando il giornale, la mattina, al bar. Un Paese composto da menefreghisti, da condomini che vivono una vita nello stesso pianerottolo senza neanche sapere chi abita vicino. Un Paese dove si va a prendere il caffè e ci si indigna perchè figure istituzionali invitano al non voto, ma è una finta indignazione, perchè… cavolo me ne frega? io vado al mare… oppure perchè: cavolo me ne frega? tanto al quorum non si arriva, quindi che sto a perdere tempo. Non c’è un solo problema, anche enorme, anche di portata popolare, che spinga un italiano a indignarsi veramente. Altrimenti, non una trivella, ma le cento, mille trivelle che ci… "trivellano" ogni giorno… il malaffare, la delinquenza intellettuale, la tendenza della classe dirigente alla corruzione, l’analfabetismo che ha lasciato la società rurale per prendere posto a Montecitorio, e saldamente… La mancanza totale di vergogna, che vuol dire mancanza di coscienza e di dignità… non una ma cento trivelle ci dovrebbero spingere a indignarci sul serio, ad andare a Roma per aspettarli all’uscita, anche solo di fronte a un sospetto, condizione sufficiente, per me, a lasciare un ruolo pubblico. Ma la carica pubblica serve soltanto per fare comodi privati. E noi siamo il Paese della gente che… vuole "gli aiutini", non una società equa e solidale. Anch’io mi indigno: per essere considerato un idealista, un utopista, un sognatore. Considerato così perchè sogno una società che altrove c’è. Non sono popoli migliori o peggiori di noi. Sono onesti perchè l’onestà è il miglior punto d’inizio per poter condividere, per poter avere una società dove conti il bene comune.